Si chiama anuptafobia ed è una particolare sindrome che colpisce le persone che vivono in modo particolarmente negativo la condizione da single, ma forse qualcuno la conosce come la “sindrome di Bridget Jones”. Si tratta di un disagio molto diffuso nella società odierna, solo che non se ne conosce il nome: anuptafobia significa letteralmente paura (da fobia) della mancanza delle nozze (da anupta).
Secondo gli esperti, i soggetti ritenuti più a rischio sono gli over 35, che tendono a sentirsi anormali e vulnerabili quando i rapporti con i loro amici diminuiscono, perché in questa fascia d’età la maggior parte di questi ha un partner o dei figli.
Le donne sono quelle che ne soffrono maggiormente, perché il cosiddetto orologio biologico le spinge a ricercare una stabilità ed un partner affidabile con il quale formare una famiglia. Si può dire che, per come la società fa vivere questa condizione di vita, molte donne che si ritrovano a 40 anni senza un partner o senza figli si sentono come se fossero un vero e proprio fallimento. Ma anche alcuni uomini ne sono colpiti, anche per loro può sopraggiungere questo disturbo e valgono gli stessi discorsi fatti in precedenza.
Molti sostengono che essere single, nella maggior parte dei casi, sia una scelta, ma può capitare ti trovarsi in tale condizione senza volerlo. E per alcune di queste persone ciò rappresenta un problema così grande da diventare una patologia.
Chi soffre di questa sindrome vive in modo quasi ansioso la condizione da single e sente il bisogno costante di avere accanto un partner, ma è importante sapere che vi sono dei sintomi che si possono riconoscere e delle strategie per uscirne.
Gli esperti spiegano che le persone affette da anuptafobia spesso hanno una bassa autostima, causata forse da traumi anteriori, esperienze di rifiuto e/o abbandono da parte di una figura a cui erano affezionate durante l’infanzia o l’adolescenza. Inoltre tendono a svolgere qualsiasi azione riguardante la propria esistenza in funzione del partner di turno, pur di non restare da sole.
Per capire se si soffre di questo disturbo è necessario avere consapevolezza del proprio stato d’animo e dei pensieri che occupano la mente. Il desiderio di trovare una persona per dare inizio ad una relazione non deve trasformarsi in un’ossessione, tanto meno dare origine ad attacchi di panico e a condizioni di malessere.
Secondo gli psicologi, esistono alcuni dettagli che possono rivelare se una persona soffre di anuptafobia:
In genere, queste persone sentono che avere un rapporto di coppia sia l’unico modo per darsi valore e per stare al mondo e questo porta alla continua ricerca del significato della propria vita.
Vi è inoltre un’ulteriore distinzione da fare, tra gli anuptafobici attivi da quelli passivi: i primi sono ossessivi e tentano qualunque strada per trovare una persona che possa placare lo stato d’ansia (mettono in mezzo gli amici, si iscrivono a siti di incontri, si rivolgono ad agenzie matrimoniali, etc); mentre i secondi sono più propensi al pessimismo, per loro è piuttosto facile andare in depressione, credono di non valere nulla e non hanno autostima (di solito sono persone che fin dall’adolescenza manifestano mancanza di fiducia in se stesse e credono di valere poco).
Sembra non sia facile uscire da un comportamento così disfunzionale, ma riconoscere di avere questo problema è già il primo passo. A questo va poi aggiunta la volontà di risolverlo, imparando a gestire le proprie emozioni.
Il termine anuptafobia è la paura di rimanere single e ne possono soffrire sia le donne che gli uomini, specialmente gli over 35, che tendono a sentirsi anormali perché non hanno formato una famiglia propria e, per questo, si sentono giudicati dalla società.
Si tratta di un disturbo psicologico che insorge quando si ha una paura folle di stare da soli e quando la ricerca di un partner diventa una vera e propria ossessione. Nota anche come la “sindrome di Bridget Jones”.
Quando si raggiunge la consapevolezza di soffrire di tale disturbo, l’unica scelta possibile è quella di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, in modo da poter riuscire ad affrontare in modo efficace la paura di rimanere soli. Inoltre con un percorso di questo tipo sarà possibile riconoscere il problema e vivere bene con se stessi.
Valeria Glaray