• 21 Novembre 2024
  • SALUTE

I funerali e come guidare i bambini attraverso l’elaborazione del lutto

La morte di una persona cara produce nella vita di un individuo un dolore, talvolta, intenso e duraturo. Ma è uno di quegli aspetti che fa parte della vita: così come vi è la nascita, vi è la morte.

Un tema molto dibattuto specialmente nel coinvolgimento dei bambini, vi è chi pensa che questi non debbano prenderne parte, in quanto sono processi dolorosi da affrontare, ma gli esperti spiegano l’importanza che questa ha anche per il bambino e per la sua crescita.

Il lutto, per un bambino, non può essere negato e non può nemmeno diventare una cupa ossessione. È comunque un momento di crescita e servirà per insegnargli ad esprimere le proprie emozioni.

Molti sostengono che i bambini non debbano venire in contatto in queste situazioni di sofferenza ed ecco che quindi vengono allontanati e si evita l’argomento.

Ma se il lutto riguarda una tra le figure più vicine per il bambino? Non si potrà far finta di niente e si dovrà spiegare a questo perché non vedrà e non sentirà più quella determinata persona. E sarebbe inutile fingere che tutto vada bene, sorridendo e giocando come se nulla fosse.

Quando un bambino è piccolo, la morte di una persona cara può essere traumatica. Questa potrebbe avvenire per l’anzianità della persona, così come a causa di un incidente o di una malattia, o altro ancora. I bambini vanno ascoltati e supportati, così come si farebbe con una persona adulta. Con la differenza che, essendo piccoli, questi avranno più dubbi e perplessità e potrebbero faticare a capire la cosa, ecco perché occorrerà aiutarli nell’elaborazione.

Un lutto traumatico potrebbe determinare nel bambino un disturbo post traumatico da stress, presentando depressione, ADHD, disturbi della condotta e molto altro.

Il bambino potrebbe avere delle domande, va quindi ascoltato per il tempo necessario e sarà importante dargli delle risposte. Inoltre deve imparare a gestire e ad elaborare il suo dolore, quindi l’atteggiamento più corretto è quello onesto e sincero da parte degli adulti.

A differenza di quanto molti pensano, i bambini sono in grado di comprendere benissimo il concetto della morte, sempre se questa viene loro spiegata adeguatamente in basse all’età, alle sue caratteristiche personali e dalla relazione che aveva con la persona deceduta. E, spesso, questi sanno gestire la situazione molto meglio degli adulti.

Partecipare ai funerali: si o no?

Gli esperti spiegano che anche il bambino prova momenti di dolore e che vedere che anche gli adulti provano queste emozioni, lo fortifica, perché gli fa capire che tutti provano il dolore come succede a lui. Per un bambino sembra essere essenziale partecipare al funerale e ai momenti di lutto in famiglia, in quanto gli permette di capire che il dolore può essere espresso e condiviso, proprio come le altre emozioni. Sono sentimenti che fanno parte della vita e sono importanti le condivisioni in una famiglia ed in una società.

Inoltre il lutto, per un bambino, è un momento di crescita e di apprendimento e gli farà capire come comportarsi nelle successive perdite che la vita gli riserverà.

In caso di lutto, o di persona vicina al bambino che sta per morire, è importante:

  • Esprimere il proprio dolore senza finzione. Il bambino già conosce le lacrime, perciò anche vedere un genitore o un parente piangere non sarà un trauma, anzi, lo aiuterà a comunicare i suoi stati d’animo e ad esprimersi mediante le sue emozioni.
  • Spiegare senza timore. È inutile nascondere le cose ai bambini, perché questi percepiscono comunque lo stato d’animo di chi hanno attorno e non si può far finta che nulla sia successo. Anzi, sarebbe peggio, gli si farebbero nascere dubbi e paure su cosa stia succedendo. Invece va loro spiegato con calma e serenità l’evento della vita, spiegandoglielo in modo che possa essere per loro il più comprensivo possibile.
  • Ricordare la persona. È importante per il bambino conservare il ricordo della persona scomparsa e partecipare al funerale gli farà capire quanto questa persona fosse amata. Sarebbe una bella cosa poter anche aiutare il bambino a tirare fuori i bei momenti vissuti con quella persona, raccontarli nuovamente e farglieli rivivere con la memoria, in modo che li possa ricordare per sempre.
  • Prepararsi all’evento. In caso di lutto da malattia, quindi un evento prevedibile, è importante preparare il bambino alla situazione, in modo dolce e graduale. Anche perché un conto è spiegargli che una persona non c’è più ed un’altra è portarlo verso la consapevolezza che la persona è in procinto di andarsene, questo potrebbe spingerlo a salutarla o a dimostrarle l’affetto che prova.

elaborazione lutto
(Cottonbro – Pexels)

Come comportarsi in base all’età del minore?

Il bambino ha bisogno di verità, perché è in grado di capire tutto ciò che gli accade intorno, sente le emozioni degli altri, ha però bisogno di comprendere.

Il modo in cui un bambino elabora l’esperienza del lutto, dipende da diversi fattori, tra questi la fascia di età a cui appartiene:

  • Fino ai 3 anni, i bambini non comprendono il concetto di morte, ma vivono uno stato di confusione dettato dalla tristezza e dall’agitazione che percepiscono attorno a loro. Hanno bisogno di essere rassicurati con l’affetto.
  • Dai 3 ai 6 anni, vivono la morte come un evento temporaneo e pensano che la persona amata prima o poi ritornerà. Non sono in grado di provare dolore per la perdita effettiva e, intorno ai 4-5 anni, rivolgono molte domande sul tema, a cui occorrono risposte realistiche e coerenti.
  • Dai 6 agli 8 anni, la morte diventa un’esperienza più concreta, i bambini partecipano magari con interesse al funerale ed alla sepoltura ma potrebbero non essere in grado di incanalare correttamente le loro emozioni, che possono sfociare in comportamenti aggressivi, frustrazione e rabbia verso i compagni, i giocattoli o altri soggetti.
  • Dagli 8 agli 11 anni, la morte viene interpretata come l’interruzione delle funzioni vitali (assenza di respiro, assenza di battito cardiaco), ma i bambini non sanno riconoscere ciò che provano e lo potrebbero manifestare attraverso atteggiamenti regressivi ed aggressivi.
  • Dagli 11 anni, l’elaborazione del lutto è qui più matura e consapevole, restano tuttavia dei problemi nella gestione delle emozioni (che d’altro canto riguardano anche le persone adulte) e nella difficoltà nel comunicare i propri stato d’animo in maniera condivisa.

Non esiste un modo giusto ed unico per trattare il tema della morte con i bambini, esiste solo un canale comunicativo in relazione a quello specifico bambino in quella situazione. La cosa importante è essere chiari e sinceri, aiutandolo a elaborare il lutto, interpretandolo come un evento naturale che fa parte del ciclo della vita di tutti.

Cosa non dire ai bambini

Gli esperti ci tengono a sottolineare alcune frasi che sarebbe meglio evitare di dire ai bambini nelle situazioni di lutto, per esempio:

  • “La persona è andata in cielo”, è un’espressione difficile da capire per un bambino che, magari, ha appena visto la persona essere seppellita sotto terra;
  • “La persona è partita per un lungo viaggio e starà via per molto tempo”, è una comunicazione falsa e il bambino può pensare che prima o poi questa ritornerà;
  • “La persona è morta perché malata”, potrebbe portare il bambino a farsi idee erronee sull’ammalarsi e a preoccuparsi eccessivamente per quando lui o un altro membro della famiglia stanno poco bene, anche per dei semplici malesseri.
  • “La persona è andata in ospedale ed è morta”, è un’espressione che può provocare ansia e paura per gli ospedali e l’idea che chiunque ci vada poi muore.

E, un’altra frase assolutamente da evitare e che spesso si sentono dire i bambini maschi:

  • “Adesso sei tu l’uomo di casa”, da evitare, in quanto investe il bambino di un’eccessiva e completamente inappropriata responsabilità.

A molti piace spiegare delicatamente al bambino che la persona non stava più bene, i suoi organi non funzionavano più nemmeno con la medicina tradizionale ed il cuore si è così fermato, poi c’è chi parla della persona deceduta come angelo custode, che non si vede ma che ci protegge sempre e chi, invece, dice che la persona si è trasformata in una stella, diventando così un punto concreto e preciso da osservare nel cielo la notte.

Conclusioni

Molti non si pongono il problema se portare i bambini ai funerali, sostenendo che sia una cosa da adulti, mentre altri si fanno molti più problemi, perché non sanno quale sia il modo migliore per affrontare l’argomento.

Gli esperti spiegano che non esiste un modo giusto ed univoco, bensì esiste solo la comunicazione diretta e chiara, adeguata sia all’età sia alla personalità del bambino con cui affrontare l’argomento.

La morte è un evento della vita, non la si può negare e tanto meno nascondere, la si può solo spiegare nel modo migliore possibile.

Spiegare la morte ad un bambino non è semplice, specialmente quando sono i genitori stessi ad essere i primi in difficoltà ad elaborare l’evento. È quindi importante, a volte, ricorrere all’aiuto di un professionista esterno, che possa dare alcune semplici indicazioni ai genitori, in modo da poterne parlare in modo sereno e spiegando al bambino ciò che è necessario.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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