Tra gli strumenti smart preferiti dagli italiani c’è sicuramente il termostato connesso. Sono le stesse aziende che forniscono il metano a consigliarne ormai da qualche anno di installarne uno. Di fatto si può risparmiare fino al 30% e modelli come Netatmo, Tado, Momit, Vimar o Nest di Google si adattano a quasi tutte le caldaie. Di fatto, essi si adeguano alle abitudini dei padroni di casa, gestendo di conseguenza i momenti in cui spegnere il riscaldamento. Alcuni termostati connessi sono addirittura in grado di operare attraverso il “geofencing”: la posizione del padrone di casa è tracciata attraverso il Gps e quando ci si avvicina a casa (superando un confine virtuale, impostato a un certo numero di chilometri), il riscaldamento si accende in modo da garantire un certo tepore una volta varcata la soglia.
Ma se i vostri orari non sono regolari e, soprattutto, se vivete in una casa su più livelli, meglio puntare su soluzioni più strutturate e ad hoc, come ad esempio Evohome, che viene prodotto dalla multinazionale americana Honeywell. Si tratta di un sistema pensato per controllare i singoli termosifoni (con termovalvole “wireless” e dunque anche in presenza di impianti condominiali a contabilizzazione autonoma); oppure per le case su più livelli, con riscaldamento autonomo.
Come per tutti i termostati smart, l’installazione prevede di collegare un relè alla caldaia: è questo piccolo oggetto che poi comunica via radio con il termostato vero e proprio. L’operazione va ripetuta su ogni valvola di zona, nel caso di abitazione strutturata su diversi livelli. Dopo di che si può cominciare a utilizzare il cronotermostato, che consiste in un controller touch che fa da cervello del sistema. Questo controller, dotato di uno schermo a tecnologia resistiva (meno reattiva di quella di un moderno smartphone, ma d’altronde non dovrete usarlo né per mandare messaggi né per social o giochini), propone una serie di soluzioni pre-impostate. Oppure, ed è quello che si usa davvero, un calendario configurabile giorno per giorno, con un massimo di 6 fasce orarie legate a una certa temperatura. Ogni singola zona della casa ha una sua programmazione: si possono gestire fino a 12 differenti zone, con qualsiasi tipologia di impianto, sia con termosifoni che con riscaldamento a pavimento.
La soluzione di Honeywell è differente da quelle di Nest, Tado, Netatmo o di Lyric, altro prodotto (più semplice) della stessa Honeywell. Il riscaldamento non viene regolato dal sistema in base alla presenza o meno nell’abitazione di uno o più componenti della famiglia. Funziona in maniera differente. Facciamo un esempio. Se, dopo il ciclo di riposo notturno, imposto 21 gradi alle ore 7, la caldaia non si accenderà alle 7. Si accenderà prima, in modo che alle 7 ci siano i 21 gradi richiesti. Quanto prima? Questo dipende dall’algoritmo (ecco la parte “smart” del termostato), che ha registrato le tempistiche di riscaldamento degli ambienti, legati a caldaia, tipo di abitazione, livello di isolamento, etc.
Parimenti, quella che l’azienda americana chiama “tecnologia di arresto ottimale”, applica un algoritmo di regolazione “fuzzy logic” per garantire risparmi sui cicli di temperatura bassa impostati. Ipotizziamo di impostare un valore di 17 gradi dalle 23.30. Con un classico cronotermostato, la caldaia si spegne alle 23.30. Evohome invece spegne prima la caldaia, in base ai dati acquisiti fino a quel momento, sfruttando il calore residuo al meglio per ottimizzare i consumi in base ai desiderata dell’utente. Da questa spiegazione è possibile comprendere come i termostati smart (anche quelli diversi da Evohome) non sono solo più efficienti di un sistema tradizionale, ma possono contare su un apprendimento progressivo , che migliora le prestazioni man mano che la base di dati su cui fanno leva diventa più ampia. Per i più smanettoni c’è da rilevare che è possibile interfacciare Evohome con “If This Than That”, un sistema online di programmazione condizionale che permette di avere a disposizione una sorta di maggiordomo virtuale ed è ormai compatibile con moltissimi oggetti connessi.