Il presidente della Repubblica visita la scuola dove studiava Lorenzo Parelli, il diciottenne morto in un incidente durante un tirocinio in fabbrica vicino a Udine
Sergio Mattarella ha visitato questa mattina a Udine l’Istituto salesiano “G. Bearzi”, la scuola frequentata da Lorenzo Parelli. Il diciottenne studente morto in un incidente sul lavoro durante un tirocinio in fabbrica il 21 gennaio scorso. Il presidente della Repubblica ha scelto così di anticipare le celebrazioni per il primo maggio.
“Io sono qui anzitutto per esprimere la mia vicinanza e la mia partecipazione all’immenso e insanabile dolore dei genitori, della sorella, degli amici e dei compagni di Lorenzo“, ha detto il capo dello Stato, che ha incontrato privatamente i familiari del 18 rimasto ucciso. “È una ferita profonda che interroga l’intera comunità, a cominciare dalla quella scolastica di cui era parte, dai ragazzi e dagli insegnanti del suo corso di formazione professionale“. Poi il monito. “La sicurezza nei luoghi di lavoro è un diritto, una necessità; assicurarla è un dovere inderogabile“.
Il presidente poi esplicita ancora più chiaramente il senso della sua visita. “Quest’anno anticipiamo qui la celebrazione della Giornata del Lavoro, in omaggio a Lorenzo e a tutti coloro che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro affinché si manifesti con piena chiarezza che non si tratta di una ricorrenza rituale o astratta ma di un’occasione di richiamo e riflessione alle condizioni del diritto costituzionale al lavoro“. Nella riflessione di Mattarella anche il lavoro giovanile, sul quale l’Italia è in coda alle statistiche europee. “Il ritardo con il quale gran parte delle nuove generazioni riesce a trovare una occupazione non è condizione normale“, spiega il capo dello Stato. “Sono quindi apprezzabili i percorsi che accompagnano i giovani ad entrare nel mondo del lavoro“.
Non è mancato, come sempre negli ultimi due mesi, un riferimento alla guerra in Ucraina. “Nel momento in cui – ha spiegato Mattarella – la ripresa sembrava avviata, anche con ritmi maggiori rispetto a molte delle previsioni, più confortanti, più promettenti, è intervenuta una guerra insensata, provocata dall’aggressione militare russa contro il popolo ucraino, che va sostenuto nella sua resistenza. Il traguardo di umanità a cui è necessario tendere resta la pace“. Ma la pace, ha aggiunto il capo dello Stato, “è inscindibilmente connessa alla libertà, al diritto, alla giustizia, allo sviluppo nel benessere dei nostri Paesi e delle nostre città“.