Telefonata a 5 Biden-Macron-Scholz-Draghi-Johnson sulla crisi Ucraina
E’ durata circa un’ora la telefonata tra i leader dei principali paesi occidentali sulla guerra in Ucraina. Il presidente americano Joe Biden, quello francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro britannico Boris Johnson e il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi “hanno riaffermato la necessità dell’unità di obiettivi e di azione dimostrata finora“, si legge nel resoconto di Palazzo Chigi. “Di fronte alla grave emergenza umanitaria i leader si sono impegnati a coordinare gli sforzi per aiutare la popolazione ucraina in fuga dal conflitto o bloccata in patria“.
Nella nota della Casa Bianca si sottolinea soprattutto la seria preoccupazione dei 5 leader per le “brutali tattiche” della Russia, inclusi “gli attacchi ai civili“. Nell’incontro è stato ribadito il sostegno all’Ucraina, compresi gli aiuti militari ai “coraggiosi ucraini che difendono la loro nazione dall’aggressione russa“. I 5 leader torneranno a discutere giovedì, questa volta “in presenza”, al vertice straordinario della Nato. Il presidente Biden parteciperà anche al Consiglio europeo.
Questo mentre i rapporti bilaterali tra Stati Uniti e Russia sono ai minimi. Mosca ha atteso qualche giorno prima di replicare alle parole di Biden, che la scorsa settimana ha definito Putin un “criminale di guerra“. Il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore americano a Mosca Sullivan per consegnargli una lettera ufficiale di protesta per le dichiarazioni del presidente Biden, definite “inaccettabili“. Sullivan ha ammesso che le relazioni tra i due paesi sono “sull’orlo della rottura“.
Sul giornale filo Putin Komsomolskaya Pravda è apparsa nella serata di lunedì la conta delle vittime russe dall’inizio della guerra: 9.891 caduti e 15 mila feriti. Dato attribuito al ministero della Difesa di Mosca. Una notizia clamorosa, se si pensa che l’ultima nota ufficiale del Cremlino, risalente all’ormai lontano 3 marzo, parlava di 498 morti. Pochi minuti dopo la pubblicazione, l’articolo è stato rimosso dal sito ufficiale del quotidiano. La Pravda ha parlato di sabotaggio informatico.