È risaputo che alcune tra le competenze fondamentali della vita si acquisiscono in famiglia, a cominciare dalla cura di se stessi, delle proprie cose e dei propri spazi, al regime alimentare, ai lavori domestici e molto altro. Eppure, ad oggi un ambito che fa ancora molto discutere riguarda le faccende domestiche.
Fin dalla notte dei tempi ai lavori domestici ci pensava la donna, perché era ritenuto suo preciso compito quello di pensare alla casa ed alle faccende, così come il crescere la prole. Ad oggi le cose sono sicuramente molto cambiate, ma fino a che punto?
Secondo recenti ricerche, le donne risultano tuttora in prima linea sia nell’accudimento dei figli sia nell’occupazione delle faccende domestiche, integrando però, rispetto ad un tempo, la conciliazione tra la vita privata e il lavoro; mentre gli uomini risultano più dediti alla propria carriera e al disbrigo di questioni burocratico-amministrative.
Quindi si può dire che la suddivisone dei ruoli familiari resta di tipo tradizionale, in cui il genere femminile ancora spicca all’interno delle mura domestiche.
Secondo il parere degli esperti, in questo modo la donna, a seguito di un carico di lavoro più intenso e tradizionale nella famiglia, rischia un maggiore stress. A differenza dell’uomo, che svolgendo il disbrigo di questioni burocratico-amministrative o lavori legati alla riparazione o alla spesa, gode invece di una migliore condizione psicologica perché la sua figura risulta più “esterna e discontinua” all’ambito domestico e familiare.
Molte volte si è assistito a scene e dibattiti in cui se è la donna a fare dei lavori domestici e/o a cambiare i pannolini tutto risulta normale, ma se a farlo è l’uomo, spesso questo riceve elogi e complimenti e la sua compagna viene ritenuta una donna fortunata in quanto ha un partner che la aiuta.
Ma è qui che gli esperti spiegano che vi è un errore di fondo: il termine “aiutare”. In questi casi non si dovrebbe parlare di aiuto, bensì di suddivisione equa dei compiti. Potrà non piacere, ma cucinare, pulire, lavare, stirare, fare la spesa e prendersi cura delle necessità dei vari componenti della famiglia (bambini, anziani, animali) sono tutti compiti che andrebbero suddivisi in famiglia. Si tratta di equa responsabilità.
Si parla spesso di parità dei diritti, ma non è una novità che vi siano ancora forti disparità tra uomo e donna, questo vale ad esempio per il salario ma anche per la carriera lavorativa. Basti pensare al ruolo della donna lavoratrice, le differenze ci sono e se poi si decide di mettere su famiglia, le cose si complicano ulteriormente.
E spesso, non riuscendo a trovare un lavoro stabile o non riuscendo a gestire al meglio la situazione casa-famiglia-lavoro, la donna tende ad accantonare l’idea della carriera. In questo modo si ritorna al modello di famiglia considerato “tradizionale”: l’uomo va a lavorare e la donna si occupa della casa e della prole. Ma anche quando questo rientra a casa, la maggior parte dei lavori domestici e l’accudimento dei figli resta a carico della donna.
E nella situazione in cui, invece, la donna non rinuncia alla propria carriera, la situazione non cambia molto, al suo rientro a casa continuerà a lavorare (gratuitamente) per se stessa e per la sua famiglia.
Gli esperti sostengono che un aspetto che viene sottovalutato è l’elevato livello di stress a cui la donna viene sottoposta nel dover pensare ed organizzare tutti i compiti riguardanti la vita domestica. Ovviamente, come per ogni altra cosa, è tutto soggettivo: vi sono persone che trovano pace nell’ordine e nella pulizia ed altre che farebbero di tutto pur di evitare di pulire o di cucinare, a prescindere dall’essere uomo o donna.
Nonostante il 44% degli uomini ritiene che la divisione dei compiti in casa sia equa, i dati Istat degli ultimi anni hanno dimostrato che nel nostro Paese la donna si occupa della cura della casa e dei figli per l’80%, contro un 20% degli uomini.
Inoltre, è stata stilata una classifica della suddivisione dei compiti all’interno delle coppie durante il periodo pandemico e di smart working. Secondo tale classifica, le donne si occupano principalmente di pulizie domestiche (73%), preparazione dei pasti (62,8%) e cura dei figli (52,3%), mentre gli uomini si occupano di riparazioni domestiche (64%), disbrigo di pratiche burocratico-amministrative (58,9%) e gestione della spesa (51,7%).
Gli esperti sostengono che sia molto importante riuscire a liberarsi dal preconcetto che per le donne il lavoro domestico sia una predisposizione innata e naturale. D’altro canto, il genere femminile viene indirizzato ai lavori casalinghi fin da piccoli, basti pensare ai giocattoli e alla loro distinzione tra giochi da maschio e giochi da femmina, difficilmente si troverà un giocattolo che riguarda la pulizia della casa o una bambola dedicata ai maschietti.
Per tali motivi, salvo situazioni particolari, gli esperti suggeriscono di riflettere sul fatto che sia la casa che i figli siano responsabilità di entrambi i partner ed entrambi dovrebbero venirsi incontro nell’organizzazione di tutti i compiti.
Come farlo? Molte coppie per evitare discussioni stilano una lista di mansioni da svolgere e, in comune accordo, si danno dei turni settimanali, tenendo presente gli impegni di entrambi ed eventuali eccezioni ed emergenze. Considerando la domenica giorno di riposo, perché è anche importanti prendersi delle pause.
La situazione non cambia per la cura dei figli. Occuparsi di questi, della loro educazione e del gioco dovrebbero essere attività svolte in ugual misura da entrambi i genitori, ma secondo le statistiche solo il 30% degli uomini dichiara di esserne il principale o equamente responsabile.
Secondo molti esperti pedagogisti, nella cura della casa e nella gestione delle faccende domestiche è molto importante coinvolgere anche i bambini, affidare loro alcune responsabilità domestiche li aiuterà a sviluppare una certa autonomia e senso di responsabilità, imparando inoltre la collaborazione e l’importanza del contributo di ciascun membro della famiglia.
Sicuramente in questo caso bisognerà valutare l’età del bambino, ma molti compiti possono stimolare diversi tipi di apprendimento. Per fare un esempio, apparecchiare la tavola richiede concentrazione, il bambino dovrà pensare per quante persone dovrà apparecchiare, quali tipi di piatti usare (fondi o piani) e quali tipi di posate (forchette, cucchiai).
Anche in questo caso è possibile stilare ogni settimana una lista dei compiti domestici da svolgere e appenderla in un luogo ben visibile, il bambino controllerà i compiti a lui assegnati e li svolgerà con continuità durante la settimana.
Si può cominciare ad educare i bambini alla collaborazione domestica dai 2-3 anni di età, riordinando ad esempio i giocattoli, preparando insieme dei biscotti o delle pizzette, annaffiando i fiori. Ed i compiti evolveranno poi in base all’età.
Il bambino non svolgerà sempre le sue mansioni con piacere, potrebbe fare capricci o sbuffare di tanto in tanto, ma è necessaria la costanza per esercitare la responsabilità e l’impegno. Questo potrà essere di grande aiuto in futuro, nella fase più difficile, ovvero quella dell’adolescenza.
L’uomo al lavoro e la donna a badare alla casa ed ai figli, questa era la situazione nella storia. Ad oggi le cose sono certamente cambiate, ma alcune abitudini tuttora restano, ne è un esempio il fatto che ci si aspetta che sia la donna ad occuparsi principalmente della casa e dei bambini, mentre l’uomo si assume meno responsabilità tra le mura domestiche.
Molti saranno favorevoli a queste affermazioni, altrettanto i contrari, ma a dirlo sono gli ampi studi che sono stati condotti negli ultimi anni sulla suddivisione dei lavori domestici tra i partner conviventi.
Le faccende domestiche, così come la cura e l’educazione dei figli, andrebbero divise equamente tra i due partner, in questo modo l’uomo avrebbe la possibilità di dimostrare di avere la sua giusta responsabilità in casa e la donna avrebbe anche la possibilità di alleviare il carico mentale che, secondo gli esperti, porterebbe ad un elevato livello di stress, aspetto molto sottovalutato.
Infine molti pedagogisti sostengono l’importanza di includere anche i bambini nella suddivisione dei lavori domestici, in modo tale da renderli autonomi, responsabili e insegnando loro il valore della collaborazione di ciascun membro della famiglia.
Valeria Glaray
ma le fonti di quei dati, quali sono?^