Oggi il governo varerà un intervento urgente da 5-6 miliardi per attenuare il caro bollette, in un clima difficile dopo l'ultimatum di ieri di Draghi ai partiti
Il presidente del consiglio Mario Draghi è tornato questa mattina a riunire la cabina di regia, dopo la clamorosa strigliata di ieri pomeriggio. Sul tavolo del Consiglio dei ministri, previsto più tardi, c’è infatti il provvedimento urgente contro il caro bollette. Si va verso un intervento da 5-6 miliardi di euro per attenuare le conseguenze pesanti che i rincari record del prezzo dell’energia stanno avendo su famiglie e imprese. C’è chi si è ritrovato a fine 2021 bollette quintuplicate rispetto allo stesso trimestre del 2020.
Fonti Lega hanno anticipato il contenuto del Decreto Energia: “Sono state accolte molte delle richieste del partito di Matteo Salvini – si legge – In particolare: aiuto alle famiglie e alle imprese per fronteggiare l’aumento delle bollette, l’incremento della produzione nazionale di gas, la semplificazione per la crescita di energie rinnovabili, l’intervento fiscale sugli enormi guadagni di poche grandi aziende da redistribuire a migliaia di piccole imprese“.
Un provvedimento delicato, perché sul caro energia pesa anche il contesto internazionale con la crisi Ucraina: l’Italia per elettricità e riscaldamenti utilizza soprattutto gas e la Russia è uno dei principali esportatori. Se Mosca dovesse decidere di usare il gas naturale come strumento di pressione politica sull’Europa o dovessero arrivare sanzioni alla Russia, che si tradurrebbero in una chiusura dei rubinetti, la situazione energetica potrebbe aggravarsi ulteriormente.
Questo spiega le preoccupazioni di Draghi e di Mattarella per le fibrillazioni dei partiti e la incontrollabilità del Parlamento. Troppo spesso provvedimenti che raccolgono l’unanimità in consiglio dei ministri poi vengono ribaltati dalle Camere. E quanto accaduto in commissione alla Camera sul decreto milleproroghe ha allarmato palazzo Chigi. Il governo è infatti andato sotto ben 4 volte su temi importanti come il tetto al contante e l’Ilva.
Ieri quindi Draghi è prima salito al Quirinale, per aggiornare il presidente della Repubblica sul vertice europeo di Bruxelles. Poi ha riunito la cabina di regia, il gruppo ristretto ai capidelegazione, un ministro per ogni partito, ponendo l’ultimatum: o mi garantite i voti o vi trovate un altro.
La richiesta dei capidelegazione sembra sia stata quella di un cambio di metodo, con un maggiore coinvolgimento dei partiti e dei leader. Dall’opposizione replica Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, per il quale il governo non rischia: “c’è una dinamica parlamentare da rispettare – ha detto a La7 il vicepresidente della Camera – il parlamento non è un consiglio di amministrazione. Non sarà l’ultima volta che accade, il presidente del consiglio non dovrebbe preoccuparsi troppo“.