Compare una lettera del padre di Matteo Renzi scritta 5 anni fa, in cui Tiziano attacca i fedelissimi del figlio. Per la difesa la missiva non ha rilevanza penale
Una lettera sfogo di Tiziano Renzi al figlio Matteo di 5 anni fa, finisce negli atti del processo per bancarotta fraudolenta a carico dei genitori del senatore di Italia viva, e da lì su tutti i giornali. E scoppia la polemica. La difesa di Renzi senior aveva chiesto di non depositarla, ma i giudici hanno insistito.
Nella missiva, che risale al marzo 2017, ma che fu ritrovata in un computer di Tiziano Renzi nel 2019, il padre dell’ex premier si sfoga con il figlio per le inchieste che sta subendo. Vi si leggono frasi come “per te sono un ostacolo” e attacchi al giglio magico, cioè la cerchia dei fedelissimi di Matteo Renzi. Boschi, Bonifazi e Bianchi vengono definiti “banda bassotti“, Carrai “uomo falso”. Non è chiaro se lo scritto sia mai arrivato a Matteo.
La difesa di Tiziano Renzi ha duramente commentato l’acquisizione agli atti della lettera e la sua pubblicazione: “Un uomo in difficoltà, che ‘vive nel terrore da un anno’, provato, indagato e perquisito, si sfoga in un file di insulti al figlio e agli amici più cari del figlio. Questo documento – si legge in una nota – compare improvvisamente oggi a distanza di cinque anni dal momento in cui viene redatto ed è privo di qualsiasi valore penale“. Per gli avvocati è “l’ennesima conferma di un modus operandi degli inquirenti fiorentini che si commenta da solo” e “l’ennesimo schiaffo alla civiltà giuridica, alla vita delle persone e alla privacy di una famiglia colpita da una pervicace campagna mediatica senza precedenti“.
Il leader di Italia viva per ora non ha commentato. Lo hanno fatto altri esponenti del partito, come la vice ministra alle Infrastrutture Teresa Bellanova, che su Twitter ha parlato di “scempio che sta andando in onda con la pubblicazione di una lettera, lo sfogo di un padre ad un figlio, che nessuna attinenza sembra avere con l’ipotesi processuale“. Solidali con Renzi anche deputati del Partito democratico, come Alessia Morani, per la quale “si è superato ogni limite“.