L’incidenza dei casi rilevati negli ultimi sette giorni si è sostanzialmente stabilizzata, mentre l’Rt medio è in calo anche se ancora al di sopra della soglia epidemica. Questi i punti salienti di quanto è stato rilevato dai dati del monitoraggio settimanale all’esame della cabina di regia, diffusi dall’Istituto superiore di Sanità.
L’incidenza settimanale dei casi di Covid in Italia, riscontrata nel periodo compreso il 14 e il 20 gennaio è pari a 2.011 casi ogni 100.000 abitanti. Si tratta di un dato in linea con quello della settimana precedente, dal 7 al 13 gennaio, nel quale erano stati registrati 1.988 casi ogni 100.000 abitanti.
Mentre l’indice Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,31 (range 1,00 – 1,83), in calo rispetto alla settimana precedente, quando era pari a 1,56. Trend in discesa anche per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero che passa dall’1,2 (range 1,18-1,22) registrato il 4 gennaio all’1,01 (range 0,99-1,02) dell’11 gennaio, ovvero leggermente superiore rispetto alla soglia minima prevista. Ma su quest’ultimo dato l’Iss ha sottolineato che diverse Provincie autonome e Regioni hanno segnalato problemi nell’invio dei dati del flusso individuale e di conseguenza i valori potrebbero essere sottostimati.
All’insegna della stabilità anche il tasso di occupazione in terapia intensiva che al 20 gennaio è al 17,3%, abbastanza simile al 17,5% rilevato il 13 gennaio. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale invece al 31,6% contro il 27,1% della settimana precedente.
In leggero aumento il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione: sono 658.168 rispetto ai 649.489 della settimana precedente. La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in leggero aumento (15% vs 13% la scorsa settimana). In diminuzione la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (41% vs 48%) mentre aumenta la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (44% vs 39%).
Nell’ultimo report settimanale dell’Iss sono 7 le Regioni e Provincie autonome classificate a rischio alto, mentre altre 11 sono considerate a rischio moderato. Va specificato che tre delle sette a rischio alto lo sono diventate a causa dell’impossibilità di valutazione, ciò è avvenuto a causa dell’incompletezza dei dati inviati. Cinque delle Regioni/PA a rischio moderato sono considerate ad alta probabilità di progressione a rischio alto. Infine sono tre le Regioni/PA considerate a rischio basso.
A proposito dei dati provenienti dai territori oggi è molto probabile che quattro Regioni possano passare dalla zona gialla a quella arancione, questo perché avrebbero raggiunto o superato la soglia massima di occupazione del 20% delle terapie intensive. Secondo i dati Agenas, che dovranno essere confermati oggi dai dati del monitoraggio Iss, le 4 Regioni quasi sicuramente saranno costrette a cambiare fascia di rischio sono Friuli Venezia Giulia (23% intensiva, 34% area non critica), Piemonte (23% intensiva, 30% area non critica), Abruzzo (22% intensiva, 32% area non critica) e Sicilia (20% intensiva, 37% area non critica).
Si monitora con attenzione anche la situazione della Valle d’Aosta, già in zona arancione dalla settimana scorsa, che secondo il governatore Erik Lavevaz, intervistato dall’Adnkronos, non dovrebbe passare in zona rossa come ipotizzato da alcuni organi di informazione. Anzi, secondo il presidente della Regione, i dati di questa settimana dovrebbero permettere il ritorno in zona gialla.