L'ex campione italiano di canottaggio e giornalista sportivo se n'è andato all'età di 75 anni. Da tempo combatteva contro il diabete. Memorabili le sue telecronache in occasione delle medaglie d'oro nel canottaggio alle olimpiadi di Seul '88 e Sydney '00
Questa mattina uno dei pilastri del giornalismo sportivo italiani ci ha improvvisamente lasciati: Giampiero Galeazzi è scomparso a Roma all’età di 75 anni. Da tempo combatteva contro una grave forma di diabete. Per anni è stato il punto di riferimento di intere generazioni di giornalisti che grazie alla sua grande passione e al modo originale di raccontare le gesta sportive si sono innamorati di questo mestiere.
Fervore che con molta probabilità deriva in parte da una carriera sportiva di tutto rispetto: nel 1967 si laureò campione italiano di canotaggio nel singolo e l’anno successivo nel doppio con Giuliano Spingardi, con il quale partecipò alle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico. Si ritirò dalla scena agonistica nel 1976.
Ma allo stesso tempo è stato la voce incofondibile che ha accompagnato per quarant’anni i telespettatori italiani durante i più importanti eventi sportivi: rimmarrà indelebile nella storia della televisione italiana la telecronaca della medaglia d’oro dei fratelli Abbagnale all’Olimpiade di Seul nel 1988 a quella del duo Rossi-Bonomi a Sydney 2000. Senza dimenticare i commenti dei più grandi incontri di tennis, voce ufficiale dei match azzurri di Coppa Davis, e i blitz negli spogliatoi prima e dopo le gare della Nazionale di calcio e la partecipazione alle feste scudetto del Verona di Bagnoli nel 1985, del Napoli di Maradona nel 1987 e della sua Lazio nel 2000.
Come ha commentato su Quotidiano.net Leo Turrini, collega e amico di Galeazzi, si tratta di imprese ineguagliabili perchè se oggi cronista volesse intrufolarsi con microfono e telecamera negli spogliatoi di campioni del calibro di Messi e Ronaldo, così come nel passato lo erano Platini e Maradona, è molto probabile che vengano “sparati” a vista.
Quindi è del tutto lecito affermare che Giampiero è ‘mitico‘, aggettivo che nel caso specifico oltre a descrivere una carriera professionale di tutto rispetto porta alla luce anche il lato più stravagante e simpatico dell’uomo. ‘Mitico’ era la frase cult utilizzata da Nicola Savino nelle sue imitazioni di Galeazzi, parodia che lo ha reso ancora più conosciuto e soprattutto amato dal grande pubblico. Anche se anche per ammissione dello stesso noto conduttore tv la sua imitazione dipingeva una persona molto più rozza, maleducata e burbera di quanto veramente fosse in realtà.
Nato a Roma il 18 maggio 1946, Giampiero Galeazzi passa la gioventù tra studio e sport. Si laurea in Economia e lavora per qualche mese nell’ufficio marketing e pubblicità della Fiat a Torino. La sua strada però era un’altra. Galeazzi intraprende una carriera da professionista nel canottaggio, arrivando a vincere due campionati italiani (singolo e doppio).
Decise di intraprendere la carriera di giornalista grazie a Gilberto Evangelisti che lo segnalò in Rai e gli diede il simpatico soprannome di ‘bisteccone’. Anni addietro su questa vicenda raccontò un curioso aneddoto: “Bisteccone in romano indica un ragazzo giovane alto, forte, che vive la vita. Appena mi videro in compagnia del mio amico gli chiesero… e chi è ‘sto bisteccone?” . Cominciò a lavorare in radio, poi su consiglio di Tito Stagno passò alla televisione partecipando prima alla Domenica Sportiva e poi a Mercoledì Sport.
Fu anche inviato della Rai per l’incontro di Reykjavik fra Gorbaciov e Reagan nel 1986: in realtà si trovava nella capitale islandese per la telecronaca del match di Coppa dei Campioni tra Valur e Juventus. Fu dirottato sull’incontro in quanto la notizia scoppiò all’improvviso e lui era l’unico giornalista presente sul posto.
Dal 1992 al 1999 ha condotto il programma “90esimo minuto” e nel 1996 ha partecipato al festival di Sanremo condotto da Pippo Baudo. Nel 2010 e nel 2012 ha partecipato a Notti Mondiali e Notti Europee, entrambe trasmissioni Rai. L’ultima apparizione in tv di Giampiero risale a tre anni fa a Domenica In, ospite dell’amica Mara Verier. Tifoso sfegatato della Lazio, che ebbe l’onore e la fortuna di seguire nell’anno del secondo scudetto (2000).
Toccanti alcune delle dichiarazioni postate dalla pagina Facebook ufficiale del programma ‘Che Tempo che fa‘ in cui vengono riportate alcune dichiarazioni recenti di Galeazzi. “Io penso che questa mia vita mi abbia dato tantissimo. -si legge nel post – Mi sono reso conto che la gente non mi ha dimenticato. Ho unito due tipologie diverse di pubblico: sono stato Pippo Baudo e Sandro Ciotti messi assieme, una bomba atomica. Ma non mi sono mai montato la testa, sono sempre stato spontaneo. Sono durato 42 anni in Rai con la mia professionalità, con il mio entusiasmo. Non ho avuto padrini politici, io. Sandro Petrucci, collega del Tg1, diceva che avevo tre anime: quella popolare degli stadi di calcio, quella aristocratica del tennis e quella romantica del canottaggio”.
Addio Giampiero, e come ha scritto tua figlia Susanna, celebre giornalista Mediaset, “Papà ora è felice, è in barca, sta remando nel suo Tevere“. E noi ti ammiriamo dalla riva del fiume mentre ti allontani da questa Terra con possenti remate verso quell’ambito traguardo chiamato ‘Paradiso’. Non ti dimenticheremo ‘mitico’ Giampiero.