L'Islanda è diventata il primo paese in Europa ad eleggere la maggioranza delle donne in parlamento come si è appreso domenica 26 settembre, dopo l'annuncio dei risultati elettorali.
Islanda: dei 63 seggi parlamentari, 33 saranno occupati da donne, ovvero il 52,3%. Questo il risultato delle elezioni politiche nel piccolo paese di 370.000 abitanti. Nessun paese europeo ha finora superato la simbolica soglia del 50% in parlamento. La Svezia era al primo posto con il 47% di parlamentari donne, secondo i dati della Banca Mondiale.
Mentre diversi partiti islandesi riservano per loro iniziativa, una percentuale minima di donne tra i loro candidati, nessuna legge impone una quota di donne per le elezioni parlamentari. Da ricordare che l’Islanda è regolarmente in prima linea nel femminismo e per 12 anni consecutivi è stata in cima alla classifica del World Economic Forum in termini di parità tra donne e uomini.
Il primo ministro Katrin Jakobsdottir perde tre seggi. Ma dietro questa avanzata, la principale vittima di queste elezioni è, paradossalmente, una donna: la premier Katrin Jakobsdottir, il cui partito ambientalista di sinistra ha perso tre seggi e ha vinto con il 12,6% dei voti, dopo i suoi due attuali alleati di destra.
Al contrario, il grande vincitore è stato il Partito del Progresso (centrodestra), che ha conquistato 13 seggi, cinque in più rispetto alle ultime elezioni del 2017, con il 17,3% dei voti. Il giubilo ha regnato presso la sede del partito “possiamo tornare in prima linea sulla scena politica“, ha gioito il suo leader Sigurdur Ingi Johannsson, che si ritrova primo ministro.
Per quanto riguarda il partito conservatore dell’ex primo ministro Bjarni Benediktsson, è rimasto il primo partito islandese con il 24,4% dei voti, mantenendo il suo contingente di 16 seggi quando i sondaggi prevedevano che sarebbe diminuito.
Con un totale di 37 seggi, i tre partiti alleati consolidano così la loro maggioranza, mentre la destra si trova in una posizione di forza con la possibilità di trovare un altro terzo partner ideologicamente più vicino, ad esempio il Partito della Riforma (cinque seggi) o il Partito di centro (tre deputati), o anche Partito Popolare (sei seggi). Sebbene sia incerto se continueranno a governare insieme, si sta allontanando uno scenario di stallo politico temuto dai sondaggi.
Dal fallimento delle banche islandesi nel 2008 e dalla grave crisi che ne è seguita, un governo islandese uscente ha mantenuto la maggioranza per molto tempo. Si deve tornare al 2003 per trovare un precedente governo. Tra i tre leader del partito devono però esserci dissidi in in merito alla questione del futuro inquilino di Stjornarradid, la modesta “casa bianca” islandese.
Ricordiamo che dal 2017 il governo ha reso le tasse più progressive, ha investito in alloggi sociali e ha esteso il congedo parentale. La sua gestione del Covid – solo 33 morti – è stata apprezzata. Ma anche questa rara sinistra ecologista al potere ha dovuto rinunciare per salvare la sua coalizione, così come alla sua promessa di creare un parco nazionale nel centro del paese.