L’Istituto degli Innocenti di Firenze che da oltre sei secoli promuove i diritti dell’infanzia, ha messo a disposizione le proprie strutture per ospitare quattro nuclei di madri con figli in fuga dall’Afghanistan.
L’Istituto degli Innocenti di Firenze con l’aiuto di una traduttrice ha accolto la prima famiglia afghana in fuga dai talebani. Si tratta di una mamma con i suoi bambini. Il desiderio della donna non è solo quello di salvarsi con i suoi bambini, ma anche di poter ripartire, di poter progettare il futuro. “Il nostro impegno sarà anche di aiutarla a realizzare tutto questo” le assicura la presidente dell’Istituto Maria Grazia Giuffrida.
La donna ha dichiarato: «Ho capito che esiste ancora l’umanità, nonostante le mie paure. Mi avete aiutato e mi avete dato la forza di credere in me stessa e nel fatto che posso ancora farcela. Posso ancora sperare in una nuova vita. Qua vengono tante madri con i loro figli, al di là del colore della loro pelle, al di là delle loro origini. Vengono accolte e basta. Ci state accudendo e proteggendo come farebbe una madre. Ringrazio tutto il popolo italiano che in diversi modi ha cercato di aiutare il popolo afghano e spero che questi aiuti possano continuare e possano salvare altre famiglie come la mia».
L’iniziativa dell’Istituto degli Innocenti ha aperto una finestra sui bisogni delle donne in fuga dall’Afghanistan. “Negli ultimi anni – racconta la presidente Giuffrida – la nostra ospite stava acquisendo autonomia e serenità, con la possibilità di fare scelte di vita più libere, soprattutto nella sfera lavorativa. Dai suoi racconti abbiamo potuto apprendere quanto il suo percorso di vita come donna, madre e lavoratrice sia stato per lei fonte di orgoglio e sia stato molto apprezzato dalle donne della sua famiglia, che auspicavano per lei una vita diversa dalla loro.
Il nostro compito, come Istituto degli Innocenti, è prima di tutto quello di accogliere in una nuova famiglia le donne e i bambini in fuga dall’Afghanistan. Ma, una volta superato lo stato di emergenza, il compito della nostra comunità – italiana e internazionale – sarà quello di offrire a queste persone prospettive di vita autonoma, nella speranza che l’Afghanistan possa diventare, o tornare, una terra di libertà e di rispetto per l’uomo“.