• 24 Novembre 2024
  • SCIENZE

Cioccolato: una vera droga da cui disintossicarsi?

Si chiama cioccolismo ed una donna su 4 in Italia ne soffre: è la dipendenza dal cibo degli dei.

Alzi la mano chi non ama il cioccolato. In effetti può preferire l’extra fondente oppure quello di Modica, prediligere il classico al latte o altri, fatto sta che sono in poche le persone che non amano questo prodotto meraviglioso. Molti lo demonizzano, altri lo scagionano dichiarandolo alimento perfetto anche durate una dieta ipocalorica ed i bambini ne vanno matti: avete presente l’uovo di Pasqua?

Il cioccolato, da quando è apparso in tutte le case in Italia, ed era dopo la seconda guerra mondiale, ha rappresentato per molti, se non per tutti, un momento di relax, di premio e gran piacere. Capita che nel momento stesso in cui lo appoggiamo tra le labbra si chiudano gli occhi, proprio come accade in un momento di intenso godimento.

Tutta colpa delle sostanze che contiene come ad esempio la caffeina, la teobromina ed alcuni aminoacidi in grado di stimolare la produzione di seratonina, l’ormone del piacere, che regala quella sensazione di benessere immediato. Un sistema di ricompense cerebrale.

A ben vedere il cioccolato contiene sostanze che troviamo anche nella cannabis, capace di provocare euforia. Se poi il nostro desiderio di cioccolato si ripresenta è solo perchè generato da neurotrasmettitori come la dopamina e le endorfine.

cioccolato
(Unsplash)

Cioccolato come una droga

Iniziamo col sottolineare che chi ne fa uso in maniera sconsiderata vuol dire che soffre di cioccolismo, un po’ come l’alcolismo, ma in questo caso un bisogno estremo di consumare cioccolato, in qualsiasi sua forma e di qualsiasi tipologia. Se è considerato alla stregua di una droga è perché crea dipendenza. Le più colpite da cioccolismo sono le donne, il 40%, contro gli uomini che sono colpiti solamente per il 15%, soprattutto in occidente.

Il cioccolato che crea dipendenza come una droga è in genere quello più ricco di zucchero, quindi l’extra-fondente viene in parte scagionato. È stata fatta una ricerca per scoprire i meccanismi neurologici alla base del cioccolismo e l’Istituto di neuroscienza del Consiglio nazionale delle ricerche di Cagliari ha rivelato che anche i topi su cui è stato condotto lo studio amano il cioccolato, al punto da averne una vera ossessione. Dimostrato quindi che il cioccolato può creare una vera dipendenza e può portare a mangiarne in quantità esagerata, è necessario trovare il modo, quindi una cura, per poterne uscire.

cioccolato
Cremini di differenti gusti (Usplash)

Servirebbe una cura

Già sorridiamo ad immaginarci una Comune dove siano tutti in cura per combattere questa dipendenza, ma in realtà c’è poco da scherzare. Sono infatti state avviate ricerche con lo scopo di trovare l’efficacia di un farmaco che possa inibire il desiderio di cioccolato.

Il Dottor Mauro Carai, dell’In-Cnr, Istituto di neuroscienza del Consiglio nazionale delle ricerche di Cagliari, ci rassicura così: “Con procedure sperimentali e’ stato poi saggiato l’effetto del Rimonabant, un inibitore selettivo del recettore CB1 degli endocannabinoidi, autorizzato in alcuni Paesi europei come farmaco per il controllo dell’appetito. Abbiamo riscontrato che l’utilizzo di questo farmaco riduce drasticamente i valori di auto-somministrazione di cioccolata, suggerendo quindi un’azione antagonista di farmaci di questo tipo sul recettore in questione“.

Ringraziamo la ricerca e chi vi si dedica ma soprattutto ringraziamo il popolo dei Maja che intorno al 1000 a.C. cominciò a coltivare la pianta del cacao; dopo di loro gli Atzechi e Cristoforo Colombo. Già nel 1606 il cioccolato veniva prodotto in Italia nelle città diFirenze, Venezia e Torino. Oggi il suo consumo nella nostra Penisola è di circa 344.000 tonnellate di prodotto l’anno. Per la felicità di ognuno di noi.

Anche voi siete dipendenti dal cioccolato? Soffrite di cioccolismo? Qual è la tipologia di cioccolato che preferite? Fateci sapere la vostra opinione scrivendoci nella sezione commenti situata al fondo all’articolo.

Cristina Baron

Nata a Brescia, a 18 anni mi sono trasferita a Londra per un periodo. Al ritorno ho conseguito a Milano la laurea in Scienze Politiche con indirizzo internazionale pubblicistico. Vivo a Torino da 30 anni ed ho un figlio. Mi sono sempre occupata di scrittura anche ricoprendo ruoli imprenditoriali. Ho scritto e pubblicato due romanzi e ne ho altri nel cassetto. Il mio lavoro, la mia vita sono da sempre accompagnati da incessante curiosità ed inguaribile passione.

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