La 19enne è autrice del romanzo "Note Clandestine", che ha conquistato il prestigioso premio internazionale Montefiore.
Avere compiuto da poco 19 anni con la gioia nel cuore, aver conseguito brillantemente la maturità in agricoltura biologica e biodinamica, aver ottenuto risultati eccellenti nello studio della musica, subendo la seduzione dell’arpa, soggiogata dalle proprie mani, aver avvertito e continuare ad avvertire l’affetto di una famiglia che non solo plaude, ma in tutti i modi incoraggia, in una situazione normale è più che sufficiente per rendere felice una giovane donna. Non è questo però il caso di Alice Castelli, studentessa appena maggiorenne, in attesa di iscriversi alla facoltà di Lettere.
Per un quadro completo della sua felicità si deve aggiungere un ulteriore tassello. Non solo ha provato il piacere di coniugare i verbi appena citati, ma ha anche vinto un premio letterario, partecipando con una sua opera ad un concorso internazionale, “Il premio internazionale Montefiore”, giunto alla sua X edizione, organizzato dall’Associazione Pegasus di Cattolica.
Alice Castelli vive con la famiglia, di origini lombardo – piemontesi, a Venezia e respira l’aria culturale di questa città, dalle consolidate tradizioni storiche cosmopolite. Certamente l’ambiente familiare, aperto all’innovazione e alle istanze del sapere contemporaneo – qualcosa che può sembrare fuori dal consolidato e tradizionale – è servito alla sua formazione e l’ha spinta a non aver paura delle novità, perché nel nuovo c’è il seme del futuro prossimo.
Nella sua vita ha dato molto spazio alle inclinazioni personali che l’hanno portata, e ancora oggi la portano, ad evitare percorsi ovvi per scegliere strade meno sicure ma, nello stesso tempo, più affascinanti per una persona giovane che vuole sperimentare per osare là dove altri non hanno il coraggio di osare, perché si nascondono nella sicura casa della tradizione.
Non è un caso neppure la sua scelta scolastica: si tratta di un liceo del tutto sperimentale, con notevoli contenuti di carattere ecologico, anche questi idonei a rappresentare l’esigenza di leggere il mondo contemporaneo con le leggi della “saggia ecologia”. Ha scelto poi di iscriversi , nella città di Venezia, alla facoltà di Lettere di “Ca’ Foscari”, perché vuole approfondire gli aspetti legati alla letteratura contemporanea, in quanto forse avverte, e il premio conseguito lo dimostra, di essere all’alba della sua promettente giornata letteraria.
Alice Castelli tra il 2019 e 2020 ha scritto un romanzo che, tenendo conto dell’età dell’autrice – è una diciannovenne ora e all’epoca della stesura non ancora diciottenne – merita tutta l’attenzione del caso. Tra l’altro, sotto questo punto di vista, ho il piacere di essere stato tra i primi ad individuare e a sottolineare il suo valore artistico, incoraggiando la scrittrice a partecipare al concorso.
Il romanzo, “Note Clandestine” (Pegasus Edition 2020), si sviluppa durante la seconda guerra mondiale, quando due giovani ebree, che stanno affrontando la loro esistenza dedicandosi all’arte e allo sport equestre, conoscono un giovane tedesco, figlio di un gerarca nazista, che vuole a tutti i costi catturare non solo le attenzioni delle due ragazze, ma anche conquistarsi la stima del padre. Proprio per arrivare a questo secondo obiettivo, decide di denunciarle a causa della loro razza e di farle deportare in un campo di sterminio.
Il lettore, che senza difficoltà si lascia catturare dalle vicende descritte nel romanzo, alla fine farà una scoperta interessante, che non desidero però in questa sede anticipare. Il romanzo, ben costruito, con i quadri che si succedono senza salti acrobatici, perché l’autrice cura con saggezza ed equilibrio i vari passaggi, pur essendo assai corposo – sono quasi duecentocinquanta le pagine – si legge volentieri e cattura chi lo legge.
Sul romanzo “Note clandestine” di Alice Castelli faccio due considerazioni, una di carattere storico – sociologico e l’altra di carattere letterario.
Per quanto riguarda la prima, ritengo importante sottolineare la preparazione storica della scrittrice che mette in evidenza la sua conoscenza del periodo nel quale è ambientato il lavoro e, soprattutto, dimostra di possedere non solo la corretta successione degli eventi, ma anche di avere colto il clima degli eventi stessi con i drammi che coinvolgono le persone.
I personaggi non sono descritti solo nei loro atteggiamenti esterni, collegati al periodo, ma presentano in modo fresco e genuino, quindi propri di quei tempi, i loro stati d’animo. Molte volte capita di trovare dei personaggi descritti fuori tempo; in “Note Clandestine” questa stonatura non si riscontra. Leggere pertanto il romanzo significa respirare il dramma degli ebrei durante la seconda guerra mondiale nei campi di sterminio.
Ma c’è di più. Il lavoro ha un sottinteso sociologico molto importante, da non sottovalutare: fa capire l’attenzione che hanno i giovani rispetto alle vicende gravi e tragiche verificatesi nel Novecento. Accanto agli scritti di chi ha vissuto direttamente e di persona quegli eventi tragici, vi è una generazione di giovani che vuole contribuire a rendere viva la memoria di quei fatti e che vuole, in modo diverso forse ma con la stessa forza, confermare e ribadire la condanna di quello sterminio. Come conseguenza sociologica si può dire che il romanzo ha un fine anche didattico ed educativo.
La seconda considerazione è di carattere narrativo e stilistico. L’autrice dimostra una matura capacità di gestire la trama del romanzo. I vari quadri dell’opera sono tra loro ben collegati e, di conseguenza, il lettore, seguendo il filo conduttore proposto dalla scrittrice, non si perde nel percorso narrativo. Da un punto di vista dello stile, si deve rimarcare che si tratta di uno stile pulito: i termini sono classici, i periodi si presentano ricchi di sottolineature, evidenziate dagli aggettivi numerosi e sempre appropriati.
Certamente la Castelli dimostra fino in fondo, in ogni pagina, la sua attenzione per i termini che usa, termini che riescono ad esprimere sempre gli stati d’animo dei personaggi nell’interpretazione corretta di chi scrive. Anche sotto questo punto di vista si può ben sintetizzare: forma riuscita e forbita.
Franco Peretti