Matteo Berrettini ha fatto sognare tutti gli italiani ma si è dovuto inchinare dinnanzi al numero uno del tennis mondiale. Djokovic vince per la sesta volta (la terza consecutiva) il torneo di Wimbledon e trova la vittoria in tre set: 6-7; 6-4;6-4;6-3
Novak Djokovic vince il torneo di Wimbledon dopo tre ore e mezza di gioco, in una finale al cardiopalma, sofferta e sudata, nella quale il nostro azzurro Matteo Berrettini esce a testa alta. Con questa vittoria il serbo arriva a quota 20 Slam, eguagliando i colleghi Roger Federer e Rafael Nadal, e allo stesso tempo il sogno di realizzare il Grande Slam prende sempre più forma. Dopo l’Australian Open, Roland Garros e Wimbledon manca solo lo Us Open per realizzare l’impresa che solo un tennista nella storia è stato in grado di fare: l’australiano Rod Laver nel 1962 e nel 1969.
Vincere contro il numero uno del ranking mondiale non era facile, ma l’azzurro porta comunque a casa un ottimo risultato e un primato di tutto rispetto: è il primo italiano in assoluto ad approdare in finale a Wimbledon.
Con la finale di oggi, sono tre le volte in cui i due atleti si sono affrontati: nel 2019 alle ATP Finals e all’ultima edizione del Roland Garros, in cui Berrettini è uscito ai quarti di finale, dopo un’ottima prestazione. L’unico successo di un azzurro sul fenomeno Djokovic risale al 2018, anno in cui Marco Cecchinato compiette l’impresa ai quarti di finale nel torneo Roland Garros.
77-64; 6-4; 6-4; 6-3. Termina così la finale maschile del torneo di Wimbledon, arbitrata per la prima volta da una donna, la croata Marija Cicak. Matteo Berrettini ci ha fatto sognare e ha tenuto incollati alla tv anche i non appassionati di tennis, perché l’impresa non era impossibile.
Nel primo set i due atleti si sono studiati ed entrambi facevano fatica ad ingranare, ma che partita! Quando i motori si sono scaldati è iniziato un vero e proprio spettacolo, perché sul 5-2 in favore di Djokovic, è iniziata la rimonta di Berrettini, che ha portato il set al tie break, vincendolo.
Nel secondo set Djokovic sembra non aver accusato il colpo visto, malgrado i 70 minuti giocati fino a quel momento. In appena 20 minuti si è aggiudicato quattro games, ma Berrettini è tornato in gara e ha risposto con i suoi formidabili ace e servizi che viaggiano ad una velocità stratosferica, capaci di raggiungerei 223 km/h. Una partita quasi sempre in rimonta quella dell’azzurro che cede alle prodezze del numero uno del ranking, perdendo il secondo set.
Nel terzo set Berrettini ha un inizio squillante e reagisce prontamente, visto che l’incontro appare molto più equilibrato. Anche questa volta però il serbo chiude a 6-4.
Il quarto set è quello decisivo, poiché determinerebbe da un lato, la sesta vittoria a favore di del serbo, dall’altro, una strepitosa rimonta da parte di un ragazzo di 25 anni, numero otto nel ranking mondiale, pronto ad entrare nella storia.
Il 6-3 finale determina la vittoria del serbo, ma nulla toglie il plauso a Berrettini, il quale ha saputo difendersi, dimostrando che il trionfo è arrivato dopo una partita più che sofferta e sudata.
A fine gara Djokovic si è complimentato con l’azzurro, perché gli ha dato molto filo da torcere e ha onorato al massimo la battaglia in campo. Matteo ha ringraziato il suo team , la famiglia e gli amici che gli sono stati vicini da sempre. “Questa partita mi ha dato tante emozioni, troppe forse. – ha dichiarato dopo la consegna del trofeo per il secondo classificato – Non è stato facile gestirle. Nole è molto più bravo di me a farlo , si merita tutto questo perché è un grande e sta riscrivendo la storia di questo sport. Questa finale è stata la prima, ma spero non l’ultima“.
Matteo rappresenta il futuro del tennis azzurro, insieme a connazionali di grande talento del calibro di Jannic Sinner (n° 23), Lorenzo Sonego (n°27) e l’eterno Fabio Fognini (n° 34).
Il tennista romano avrà conquistato uno Slam, ma è come se lo avesse vinto perché ha avuto il grande merito di far appassionare ed emozionare gli italiani a questo nobile sport come non accadeva da troppo tempo. Grazie Matteo e arrivederci alla prossima impresa.
Simona Rovero