In occasione dell’anniversario della scomparsa di Massimo D’Antona, il giurista assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il 20 maggio del 1999 il Presidente Sergio Mattarella coglie l’occasione per indicare agli italiani il prossimo traguardo da raggiungere: avviare il Paese verso la modernità, sia per quanto riguarda la pubblica amministrazione che le imprese, e al contempo di garantire l’inclusione e la coesione di tutti.
La dichiarazione del Capo dello Stato comincia però con il ricordo del docente universitario e consulente del Ministero del Lavoro che 22 anni fa fu vittima di un vile atto terroristico: “L’anniversario del brutale assassinio di Massimo D’Antona unisce la Repubblica in un commosso ricordo. In questo giorno di memoria desidero anzitutto esprimere la mia solidarietà e vicinanza alla moglie Olga, ai familiari, agli amici e a tutti coloro che hanno condiviso con lui il lavoro di ricerca e l’impegno sociale”.
Mattarella ricorda come D’Antona fosse “uno studioso di diritto del lavoro e un riformatore” ma soprattutto “un uomo del dialogo che ha posto la propria passione civile a servizio del progresso del Paese“. Dedizione che gli è costata la vita, per mano di terroristi che il Presidente della Repubblica non esita a definire “sconfitti” e “ridotti ormai a una banda di killer sanguinari”.
“Nella follia e disumanità brigatista – prosegue Mattarella – D’Antona è stato individuato come obiettivo da eliminare, al pari di altri intellettuali come Ezio Tarantelli, Roberto Ruffilli, Marco Biagi: ciò che accomunava queste personalità era proprio l’opera di cucitura tra interessi potenzialmente contrastanti e, in particolare, tra le necessarie innovazioni e la tutela dei diritti a cui la Costituzione dà carattere di universalità”.
Nella parte finale del messaggio Mattarella lancia un appello a politici, cittadini e alla società civile: “Guidare i processi economici e civili, cercando di rendere più moderno il Paese, con le sue imprese e la sua pubblica amministrazione e, al tempo stesso, di garantire inclusione e coesione, resta un traguardo verso il quale orientare l’azione delle istituzioni, dei corpi sociali, dei cittadini”.
Questo, secondo il Capo dello Stato, è anche il modo per onorare quegli uomini che hanno pagato a caro prezzo “il loro impegno per migliorare le condizioni di lavoro e per costruire politiche pubbliche capaci di ridurre le diseguaglianze, di rendere più efficienti i servizi, di rimuovere gli ostacoli che limitano l’accesso all’occupazione”.