Riceviamo e volentieri pubblichiamo dall’ufficio Stampa di Silvio Magliano, Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte, che affronta trasversalmente il tema delle riaperture.
Il punto é: se tutte le attività stanno lentamente riaprendo, in sicurezza, per quale ragione, si chiede Magliano, gli ospiti di RSA e RA non possono vedere i loro famigliari, molti di loro sono arrivati a 15 mesi di solitudine forzata. Per molte patologie, questo isolamento é deleterio, non avere contatti interpersonali, é dimostrato scientificamente, per alcune demenze peggiora il quadro clinico.
Nonostante ciò sia evidente, si legge nel comunicato da poco diffuso che qui riportiamo: ” Da oltre un anno gli anziani e le persone con disabilità ospiti delle strutture possono, se fortunati, vedere i loro cari solo in videochiamata, dietro barriere di plastica o divisori di plexiglass. Proprio per questa ragione, per consentire agli anziani di poter tornare a beneficiare della forza di un abbraccio e del contatto dei propri cari, Magliano, fa presente di aver presentato un Ordine del Giorno in Consiglio Regionale per chiedere alla Giunta Regionale di rendere possibili le visite in presenza con un nuovo protocollo. I dettagli.
“Gli ospiti di RSA e RA sono ormai giunti a 15 mesi di solitudine forzata: eppure, nonostante le vaccinazioni e i regolari tamponi, le nostre strutture continuano di fatto a restare chiuse alle visite dei familiari. Certe tipologie di demenze tendono a peggiorare (nel 60% dei casi) già dopo un mese di isolamento: il preoccupante dato è riportato da “Frontiers of Psychiatry” e dalla rivista della Fondazione Alzheimer Italia.
Ho presentato un Ordine del Giorno in Consiglio Regionale per chiedere alla Giunta Regionale di rendere possibili le visite in presenza con un nuovo protocollo.
L’isolamento fa male: lo suggerisce il buon senso, lo confermano gli studi. Ho presentato in Consiglio Regionale un Ordine del Giorno per chiedere la pubblicazione di un nuovo protocollo affinché le strutture residenziali, sociosanitarie e socioassistenziali consentano la ripresa in sicurezza delle visite in presenza da parte dei familiari degli ospiti.
La Società Italiana di Neurologia per le demenze ha pubblicato su “Frontiers of Psychiatry” una ricerca che dimostra come, dopo un solo mese di chiusura delle strutture, alcune forme di demenza siano peggiorate nel 60% dei casi. Lo studio è stato pubblicato anche sulla rivista della Fondazione Alzheimer Italia.
Mentre il resto della società sta, prudentemente, riaprendo alle attività e alle relazioni sociali, proprio le strutture residenziali, socioassistenziali e sociosanitarie, oltre agli hospice, sembrano fare eccezione: anche laddove le visite siano formalmente consentite sono poi comunque, nei fatti, scoraggiate da modalità troppo scomode. In molti casi sono vietate del tutto.
La Circolare del Ministero della Salute con la quale sono indicate le modalità per assicurare contatti affettivi di qualità resta troppo frequentemente non applicata: anche in quel documento si menzionano esplicitamente i danni che un isolamento prolungato può produrre, da tutti i punti di vista, sugli ospiti. Sempre nella Circolare, si raccomanda di sottoporre a test antigenici rapidi i familiari in visita agli assistiti. Assistiti che, da parte loro, sono regolarmente sottoposti a tampone.
Da oltre un anno gli anziani e le persone con disabilità ospiti delle strutture possono, se fortunati, vedere i loro cari solo in videochiamata, dietro barriere di plastica o divisori di plexiglass. La prima dose di vaccino contro il Covid-19 è già stata somministrata ai residenti e al personale delle strutture, mentre la somministrazione della seconda dose è attualmente in corso.
Diverse voci dell’Associazionismo stanno chiedendo al Parlamento, al Governo, alla Conferenza Stato-Regioni e ai Presidenti delle Regioni di muoversi per permettere la riapertura delle strutture, presso le quali gli ospiti sono tutti vaccinati, ma da quasi 450 giorni non abbracciano i loro cari”.