• 23 Novembre 2024
  • ECONOMIA

Riaperture 26 aprile, sì ma con pass verde: doveroso o lesivo della libertà?

Sta facendo un gran discutere quanto prevede la bozza del decreto legge anti Covid che oggi arriva sul tavolo del consiglio dei ministri con lo scopo annunciato di dare il via al percorso delle riaperture e soprattutto degli spostamenti tra Regioni, stiamo parlando del famigerato pass verde’.

Ma di cosa si tratta? Il  attesa del green pass europeo previsto per fine giugno prenderanno il via le disposizioni italiane, che passano per una certificazione comprovante o lo stato di avvenuta vaccinazione contro il Sars-CoV-2, o l’avvenuta guarigione dall’infezione dal Covid 19, o ancora l‘esecuzione di un test molecolare o antigenico rapido che abbia dato risultato negativo al virus.

Sulla questione abbiamo deciso di parlarne con il Prof Giuliano Cazzola, Giusvalorista, facendo una semplice domanda: il pass verde per spostarsi è da considerarsi doveroso e utile o lesivo della libertà personale?

Riaperture e pass verde: le considerazioni tra l’ironico ed il pungente di Giuliano Cazzola

Se devo dire la verità non ho capito bene che cosa sarebbe il passaporto della salute e in che cosa si  differenzierebbe dalla omonima maglietta.

A sentirne parlare mi è tornato in mente una persona che ai tempi dell’Aids si era fatta certificare, dopo accurata analisi, di non esserne affetto e presentava il tesserino alla donne che avvicinava come se bastasse quella prova per indurle in tentazione.

In attesa di capire meglio mi sembra che non sia il caso di scomodare la lesione dei diritti, dal momento che da un anno a questa parte sono stati bellamente manomessi quasi tutti in nome dell’emergenza sanitaria. D’acchito non ne vedo l’utilità.

Quando ho fatto la prima vaccinazione mi hanno registrato e consegnato un foglio da cui risulta che ho ricevuto la somministrazione con quale prodotto e quando. Nel certificato sono segnate che le vaccinazioni antinfluenzali a cui mi sono sempre sottoposto anno dopo anno. Potrei dunque esibirlo a richiesta, ma che valore avrebbe?

Pass verde per spostamenti: quali garanzie darebbe?

Quali garanzie darei al mio prossimo di non essermi nel frattempo infettato di nuovo o di essere divenuto un portatore sano visto che ormai è pacifico che il vaccino non risolve il problema alla radice, ma si limita ad assicurare al massimo un decorso meno traumatico della malattia?

Peraltro prima della dittatura dei virologi quelli sulla salute delle persone erano dati sensibili che non potevano essere divulgati. Persino  nel caso di assunzioni non era consentito di sottoporre a visita medica il lavoratore se non per ragioni specifiche attinenti alla mansione da svolgere.

Anche la macchina mediatico-giudiziaria che non ha avuto riguardo per la vita privata, si arrestava davanti alla riservatezza delle condizioni di salute. Sono state pubblicate persino le intercettazioni di una telefonata al pizzaiolo, ma non è mai stata pubblicata una cartella clinica. Molto meglio procedere caso per caso, disponendo in quali occasioni occorra esibire il nulla osta, qualora non si ritenga necessario effettuare un tampone come, per esempio, prima di un imbarco per un volo a lunga distanza. Facciamo molta attenzione. Non si scherza con queste decisioni. Se fosse obbligatorio viaggiare con un tesserino in tasca saremmo in balia di chiunque si sentisse autorizzato a chiedercene l’esibizione. In alcuni casi ho visto della patacche su cui era scritto ‘’io sono vaccinato’’. Se questa modalità prendesse piede sarebbe una sorta di ‘’stella di Davide’’ alla rovescia.

Non indicherebbe più la razza che i nazisti volevano estinguere, ma una sorta di ‘’popolo degli eletti’’ approdati al traguardo del vaccino. Come a dire: ‘’Io ce l’ho fatta’’. Un segno di distinzione“.

Ringraziamo il Prof Giuliano Cazzola per questa interessante disamina sul pass verde e per la solita disponibilità al confronto che lo contraddistingue.

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Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

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