• 22 Novembre 2024
  • SANITA'

Scanzi dopo il vaccino AstraZeneca: “Gli italiani mi dovrebbero ringraziare”

Il giornalista de Il Fatto Quotidiano Andrea Scanzi, 46anni, si difende dalla bufera che si è scatenata sul web, oltre che dai duri attacchi di alcuni colleghi e politici, dopo la notizia della sua vaccinazione, con dose AstraZeneca, avvenuta il 19 marzo scorso.

Il numero uno dei giornalisti italiani più attivi sui social nel 2020 e nei primi due mesi del 2021, secondo quando emerge dalla classifica stilata da Sensemakers attraverso la piattaforma Shareablee, immediatamente dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca aveva divulgato la notizia attraverso un post su Facebook: “Nel pieno rispetto delle regole, mi sono messo garbatamente nella lista dei disponibili al vaccino a fine giornata, per non buttare via nessuna dose altrimenti gettata via“.

Scanzi nel messaggio aveva specificato di aver affermato più volte nel corso di dirette tv e della sua videorubrica social ScanziLive di essere disponibile a ricevere il vaccino nel caso in cui a fine giornata fosse avanzata una dose e si rischiasse di gettarla via. Inoltre ha affermato di far parte della categoria ‘caregiver ‘ familiare, essendo figlio unico e avendo entrambi i genitori ‘fragili’.

Nicola Porro: “Scanzi ha fatto il vaccino perché iscritto in una lista segreta della ASL Toscana”

Situazione che per quanto comprensibile lo accumuna a milioni di italiani nella stessa situazione, se non con problematiche molto più gravi, che per quanto disponibili a farsi iniettare il vaccino a fine giornata non hanno avuto modo di accedere ad una lista di disponibilità così come accaduto al noto giornalista.

Tra i coloro i quali chiedono di far luce sulla vicenda spicca l’opinione di un Nicola Porro, il quale si domanda lecitamente in quale modo il collega sia riuscito ad entrare a far parte di una lista di riserva che fino a ieri la Asl Toscana non aveva reso pubblica. E per di più questa lista sarebbe rimasta ‘segreta’ se non fosse stata resa pubblica la notizia della vaccinazione di Scanzi, la persona che in un video pubblicato lo scorso anno affermava che il Covid: “Non è una malattia mortale, porca pu***na! È solo un raffreddore, ma quale pandemia?

Nicola Porro

“Ho fatto il vaccino nonostante tutte le persone vicine mi dicessero che era pericoloso”

Ieri sera uno dei giornalisti di punta de Il Fatto Quotidiano è tornato sulla questione con un video e con un lungo post su Facebook ricordando che di polemiche nella sua carriera ne ha affrontate tante “quasi tutte divertendomi“, ma questa non lo diverte per niente perché “mi offende, mi ferisce, mi fa inca**are” e “oltrepassa qualsiasi forma di disonestà intellettuale“.

Lunedì scorso ho dato al mio medico curante la disponibilità, – ricorda Scanzi – nel pieno rispetto delle regole, a farmi somministrare qualsiasi dose di vaccino destinata a finire altrimenti nelle fogne se non l’avessi presa io. L’ho fatto a maggior ragione dopo avere sentito domenica scorsa il generale Figliuolo da Fazio. Quello delle dosi sprecate è un tema a lui caro, al punto tale da averci dedicato un’ordinanza ad hoc il giorno successivo.

Ho detto che avrei accettato quel vaccino (senza rubare il posto a nessuno e solo se altrimenti fosse stato gettato) martedì a RaiTre, mercoledì su Nove, giovedì su La7. Non ho mai nascosto nulla, sono sempre stato cristallino. Ci sono le registrazioni video, ci sono i post. Venerdì, dopo tre giorni di blocco nazionale perché “Astrazeneca fa venire le trombosi” (il messaggio passato purtroppo era quello), mi hanno chiamato per dirmi che c’era una dose disponibile a fine giornata. Mi hanno ripetuto che non avrei rubato il posto a nessuno. Mi hanno ribadito (ho le chat su Whatsapp) che era tutto in regola“.

Tutte le persone attorno a me, tranne la mia compagna Sara, mi hanno detto: “Ma no, è pericoloso, aspetta Johnson, chi te lo fa fare!”. Il clima, nel paese, quel giorno era di terrore puro o giù di lì. Quel vaccino non era esattamente un “boccone da ghiotti”, infatti la sera prima Formigli aveva mostrato un sondaggio che parlava di un 60% abbondante di italiani pronti a rifiutare Astrazeneca”.

andrea scanzi
Andrea Scanzi (Facebook)

Andrea Scanzi: “Volevo dare un messaggio agli italiani. Ho fatto il vaccino perché mi fido della scienza”

Invece ci sono andato: perché mi fido della scienza e perché volevo dare un messaggio agli italiani. Volevo dir loro: “Non abbiate paura, vaccinatevi. Va tutto bene”. Mi sembrava giusto, anzi doveroso, usare la mia popolarità per una cosa bella. Non ero serenissimo quando ho fatto il vaccino, perché un retropensiero di paura ce l’hai sempre, ma l’ho fatto. Non che per farlo occorresse essere eroi, sia chiaro: gli eroi sono altri. Io proprio no! Ma di sicuro, dopo tre giorni di stop, quelli disposti a vaccinarsi con Astrazeneca non erano tanti. E i posti liberi, infatti, venerdì non erano pochi“.

Scanzi si è poi difeso dalle accuse di chi lo ha definito “furbetto del vaccino” perché immediatamente dopo aver ricevuto il vaccino ha diffuso la notizia sulla sua pagina Facebook davanti a 2 milioni di persone.

Poi ha definito le minacce e i numerosi commenti negativi ricevuti sui social eccessivi, sadici e carogneschi: “Il totale rovesciamento della realtà: fai un gesto (totalmente lecito e quel giorno non facilissimo emotivamente) per aiutare la campagna vaccinale del tuo paese dentro una pandemia, e quello che ottieni in risposta è ferocia pura, livore scriteriato e auguri di morte.

Che dire? Ne prendo atto: non si finisce mai di imparare. Vorrà dire che domani si ripartirà come prima, anzi ancora più in forma. Un abbraccio a chi mi vuol bene, e tutto sommato anche a chi me ne sta dicendo di tutti i colori: non sono come voi, e me ne vanto. Augh!”, ha infine concluso con quello che nell’immaginario collettivo è il saluto tipico dei nativi d’America. Ma in realtà questa espressione è solamente uno stereotipo, spesso utilizzata nei film western. Esattamente come lo stereotipo che tutti i personaggi famosi avrebbero dei vantaggi rispetto alle persone comuni.

Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

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