Il Tribunale di Torino ha condannato la sindaca Chiara Appendino e gli altri cinque imputati nel processo per i tragici fatti avvenuti in Piazza San Carlo la sera del 3 giugno 2017 durante la proiezione su maxischermo della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, quando una serie di ondate di panico tra la folla provocò il ferimento di oltre 1.600 persone e due donne persero la vita a causa delle lesioni subite: Erika Pioletti e Marisa Amato.
Il panico in piazza era stato causato da quella che in seguito è stata rinominata ‘la banda dello spray‘, composta da un gruppo di giovani di origini magrebine che quella sciagurata sera aveva messo a segno una serie di furti e rapine confondendo le vittime con spray urticante. I quattro componenti della banda, Sohaib Boumadaghen detto «Budino», Hamza Belghazi, Mohammed Machmachi e Es Sahibi Aymene, sia nell’udienza di primo grado che in appello sono stati tutti condannati a 10 anni di carcere con le accuse di omicidio preterintenzionale, lesioni, rapina e furto.
Per il procedimento è stato chiesto il rito abbreviato: il giudice ha deciso di infliggere agli imputati 18 mesi, due in meno rispetto alla richiesta della Procura. Oltre la sindaca pentastellata sono stati giudicati colpevoli e quindi condannati l’ex questore di Torino Angelo Sanna, l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana, il dirigente di Turismo Torino (agenzia che si occupò della creazione dell’evento) Maurizio Montagnese e Enrico Bertoletti, professionista che si occupò di una parte della progettazione dell’evento.
La sindaca di Torino, Chiara Appendino, subito dopo la sentenza ha scritto un lungo post su Facebook nel quale in prima battuta ha ricordato come quella tragica sera “il gesto scellerato di una banda di rapinatori” abbia scatenato il caos provocando molti feriti e due morti, per poi ribadire la propria estraneità ai fatti.
“Come sapete, ho sempre cercato di comunicare con tutti voi in modo diretto e sincero. E così vorrei fare anche in questo giorno difficile. – esordisce Appendino nel post – Oggi, in un altro processo, la stessa Giudice ha condannato me (insieme ad altre 4 persone) a 1 anno e 6 mesi per una serie di reati colposi legati a quei fatti. È una decisione che accetto e rispetto, anche per il ruolo che rivesto”.
La prima cittadina del capoluogo piemontese ha evidenziato come la tesi dell’accusa abbia ribadito che la stessa sindaca avrebbe dovuto prevedere quanto poi è accaduto e quindi annullare la proiezione della partita in piazza: “È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in Appello perché è evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca”.
Nella parte centrale del messaggio ammette candidamente come questa tragica vicenda l’abbia segnata profondamente e che i giorni e mesi immediatamente successivi siano stati i più difficili sia a livello personale che di incarico istituzionale: “Il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porterò sempre con me. Con la stessa sincerità vorrei aggiungere ancora una cosa: a questi sentimenti, oggi, si somma anche una sensazione di amarezza”.
Appendino ha poi lanciato un appello a tutto il mondo della politica e alla società civile: si chiede se non sia arrivato il momento di aprire una discussione sul difficile ruolo dei sindaci, sui rischi e sulle responsabilità a cui sono esposti. Ha infine concluso il messaggio di spiegazione misto ad uno sfogo personale ringraziando i suoi legali e tutti coloro che le hanno manifestato la propria vicinanza.