• 25 Dicembre 2024
  • CRONACHE

Thyssenkrupp, ordine di arresto per i manager tedeschi

TORINO. Il Tribunale regionale di Essen si è pronunciato favorevolmente in merito all’ordine di carcerazione per due manager tedeschi coinvolti nel caso Thyssenkrupp. Il tragico incidente avvenne a Torino, il 6 dicembre 2007, evento nel quale persero la vita sette persone. Il Tribunale tedesco si era pronunciato il 17 gennaio sul caso di Harald Espenhahn, e il 4 febbraio su Gerald Priegnitz; da oggi l’ordine di arresto emanato in Italia del 2016, è applicabile anche in Germania.

Il ricordo delle vittime presso il cimitero monumentale di Torino

I due manager non potranno comunque scontare una pena superiore ai 5 anni di carcere nel loro paese, e in pratica il massimo previsto per il reato di omicidio colposo, ha chiarito ancora il portavoce. La Cassazione, in Italia, aveva condannato Espenhahn a 9 anni e 8 mesi, e Priegnitz a 6 anni e 10 mesi, in seguito al rogo del 6 dicembre 2007, negli stabilimenti di Torino, dove morirono 7 persone. Secondo quanto ha spiegato il portavoce dello stesso Tribunale all’ANSA, i due manager hanno impugnato la decisione, presso la corte di appello di Hamm e non potranno essere arrestati prima della pronuncia.

Vista all’interno del capannone Thyssenkrupp 

Sulla vicenda è intervenuto Edi Lazzi, segretario della Fiom di Torino, che ha dichiarato: “E’ una ferita che rimane aperta nella città di Torino e nei metalmeccanici torinesi anche dopo molti anni da quel brutto episodio. La notizia di oggi porta giustizia perché i responsabili tedeschi di quell’incidente devono scontare la pena che gli è stata comminata, esattamente come la stanno scontando i responsabili italiani“. Ha concluso affermando: “La sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro devono essere una priorità per tutti, soprattutto quando le statistiche indicano che gli infortuni e gli incidenti mortali sul lavoro non stanno diminuendo. La Fiom-Cgil è da sempre impegnata nella tutela e nella prevenzione del rischio e ci auguriamo che tragedie come quella della Thyssen non si ripetano più”

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