Un messaggio forte e chiaro parte dalla base pentastellata per arrivare ai vertici: “Siamo contrari alla riforma del Mes“. Lo hanno scritto nero su bianco 17 senatori e 52 deputati pentastellati in una lettera inviata ai vertici del M5s, in vista del voto del 9 dicembre in Parlamento. La lettera è indirizzata al capo politico Vito Crimi, al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro e ai capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama.
Secondo quanto si apprende, venerdì alle 20:45 si terrà un’assemblea congiunta in videoconferenza con Crimi, proprio per discutere della riforma del Mes in vista del prossimo Consiglio europeo. Per dovere di cronaca va anche ricordato che lo scorso ottobre anche il premier Giuseppe Conte aveva espresso parere negativo sulla riforma.
Nella lettera i 69 parlamentari hanno ripercorso le tappe che hanno portato alla riforma: “In questi ultimi mesi – osservano – non sono mutati né i termini della riforma, né il ‘pacchetto completo’. Ciò che è cambiata invece è la volontà di quasi la metà del Parlamento di accedere al Mes, rendendo de facto questo strumento più vicino al nostro Paese, ed il contesto macroeconomico legato alla pandemia Covid che rende ancora più inadeguato questo strumento”.
I firmatari hanno ricordato che anche lo scorso anno, nonostante già si parlasse di adesione alla riforma dell’Italia, gli stessi erano riusciti a rinviarne la discussione e l’eventuale approvazione. A detta del nutrito gruppo del M5S in questo momento storico non bisogna commettere l’errore di arretrare su posizioni che non sono nostre, e soprattutto che non puntano verso il bene del Paese. “Serve reale integrazione europea e spirito di solidarietà fra i Paesi dell’Eurozona, piuttosto che il potenziamento di istituzioni intergovernative esterne alle istituzioni comunitarie”, sottolineano nella lettera.
Nel caso in cui il loro appello rimanesse inascoltato l’unica soluzione drastica in mano ai parlamentari pentastellati sarebbe quella di bloccare la riforma del Mes durante il voto di ratifica nelle due Camere.
“Consci delle diverse posizioni nella maggioranza, che non vogliamo in nessun modo mettere a rischio – concludono i 69 parlamentari -, chiediamo che nella prossima risoluzione parlamentare venga richiesto che la riforma sia subordinata alla chiusura di tutti gli altri elementi (EDIS e NGEU) delle riforme economico-finanziarie europee in ossequio alla logica di pacchetto, o in subordine, a rinviare quantomeno gli aspetti più critici della riforma del Mes”.
Carlo Saccomando