Dionigi di Parigi (in francese Denis) vive nel III secolo ed è il primo vescovo della città di Lutezia, l’odierna Parigi, nell’allora Gallia romana. La Chiesa cattolica lo venera come santo, martire e patrono di Parigi e della Senna-Saint-Denis. Si pensa che abbia subìto il martirio sotto la persecuzione di Decio nel 250 o di Aureliano nel 270 o di Diocleziano nel 285. Sul luogo dove è sepolto vengono erette la basilica e poi l’Abbazia di Saint Denis. Questo è tutto ciò che si sa di lui prima del IX secolo. Dionigi fa parte dei grandi santi di Gallia con San Privato, San Saturnino, San Marziale,San Martino di Tours, San Graziano, San Ferreolo di Vienne e San Giuliano.
San Dionigi è citato in vari importanti documenti tutti datati intorno al V-VI secolo; come la Vita di s. Genoveffa dove si dice che la santa verso il 475 costruisce a Parigi la chiesa di San Dionigi. Lo storico-poeta Venanzio Fortunato, morto verso il 600, anch’egli annota nei suoi scritti la chiesa di San Dionigi e un’altra esistente a Bordeaux; San Gregorio di Tours (m. 594) nella sua Historia Francorum racconta di Dionigi e il suo martirio.
La sua agiografia, tramandata in abbazia, parla anche dei suoi compagni Eleuterio, presbitero, e Rustico, diacono, e del fatto che egli stesso avrebbe portato la propria testa, dopo la decapitazione avvenuta nell’Île de la Cité, da Montmartre (che vuol dire appunto “Monte del martirio”) a Saint Denis, per una via che fu poi detta Rue des Martyrs, consegnandola infine ad una nobile romana, Catulla, la cui famiglia era proprietaria di quel territorio.
Dionigi a causa delle leggende che l’hanno confuso con l’altro Dionigi l’Areopagita, si è portato con sé, tradizioni, culto e raffigurazioni, provenienti da quel periodo. Così egli è raffigurato in tante chiese con statue, vetrate, bassorilievi, miniature, lezionari, pale d’altare, dipinti, in buona parte da solo, in vesti episcopali, spesso con la testa mozzata fra le mani; dopo l’VIII secolo è raffigurato anche insieme ad Eleuterio e Rustico.
L’iconografia è ricchissima, testimonianza della diffusione del culto a Parigi ed in tutta la Francia e poi nelle Colonie, essa rappresenta con dovizie di particolari, il processo davanti al governatore Sisinnio, il supplizio della graticola con le fiamme, la santa Comunione ricevuta da Gesù Cristo mentre era in carcere, soprattutto il martirio mediante decapitazione o rottura del cranio, avvenuta a Montmartre e con Dionigi che cammina da lì al luogo della sepoltura, con la testa portata da se stesso con le mani.