Veronica Giuliani, al secolo Orsola, fu una delle più grandi mistiche della storia del Cattolicesimo. Nacque nel 1660 a Mercatello, nel Ducato di Urbino, ultima figlia di Francesco Giuliani e Benedetta Mancini. La coppia ebbe sette figlie femmine e tre di loro, tra le quali Orsola, intrapresero la vita monastica. La madre morì quando la futura santa aveva solo sette anni.
La vita monastica la attrasse sin da giovanissima e fu così che a soli 17 anni entrò nell’ordine delle Clarisse cappuccine, cambiando il nome da Orsola a Veronica per ricordare la Passione di Gesù. Nel 1716 diventò badessa del monastero di Città di Castello.
Scrisse un diario, Il tesoro nascosto, pubblicato postumo (l’edizione più nota è quella a cura di Pietro Pizzicaria del 1895), nel quale raccontò la propria esperienza mistica. Si tratta di un’opera di 22 libri in cui racconta la sua partecipazione alla duplice natura umana e divina di Gesù, ai doni dello Spirito Santo e della Passione terrena: ricezione delle cinque stigmate da Gesù Cristo Dio, le sue esperienze con Satana e altri demoni, il dialogo quotidiano con due angeli custodi e (invisibile) con la Vergine Maria, le visioni delle anime e dei demoni, dei loro dolori nell’Inferno diviso in sette livelli.
Il suo modello era la spiritualità francescana (rappresentata, oltre che da San Francesco d’Assisi, anche da clarisse come Camilla da Varano), intesa come meditazione della passione di Cristo e offerta riparatoria per i peccati degli uomini. La Chiesa cattolica la riconobbe come portatrice delle stigmate dal 5 aprile 1697 sino alla morte avvenuta il 9 luglio 1727, dopo 33 giorni di malattia.
Dopo la sua scomparsa il vescovo di Città di Castello, Alessandro Codebò, chiese ai medici Giovanni Francesco Bordiga e Giovanni Francesco Gentili di controllare il cadavere: durante l’autopsia si osservò il cuore “trafitto da parte a parte” e sulle pareti dei ventricoli vennero rinvenuti i segni da lei tratteggiati in un disegno eseguito dalla stessa santa in cui sono rappresentati alcuni oggetti simboli della passione di Cristo.
Nell’aprile del 1796 Pio VI, dopo il lungo esame dei suoi scritti scritti, avviò la causa di beatificazione e nel giugno 1804 venne beatificata in San Pietro da Pio VII. Il 26 maggio 1839 fu canonizzata da papa Gregorio XVI.
Alessio Yandusheff Rumiantseff