Non si hanno notizie certe sulla data di nascita di San Medardo, uno dei santi vissuti in Gallia nel VI secolo. Di certo si sa che è stato uno dei vescovi più popolari dei suoi tempi e alla sua vita sono legate numerose leggende. Una tra queste queste narra che da piccolo un’aquila lo proteggeva dalla pioggia dispiegando su di lui le proprie ali.
Medardo era figlio di Nectardus, uno dei nobili Franchi che conquistarono la Gallia, e di Protagia, quest’ultima di famiglia gallo-romana che apparteneva alla classe nobile del popolo “conquistato”. Di fatto, il futuro santo faceva parte della prima generazione “francese”, nata dalla fusione delle due stirpi. Dopo gli studi a Viromandensium (attuale Saint-Quentin) venne ordinato sacerdote, e diventò precocemente famoso per alcuni prodigi che gli vennero attribuiti.
Un giorno una sua preghiera riuscì a rendere “muta” la campanella che segnalava il furto di una mucca; un’altra volta placò uno sciame d’api inferocite che avevano attaccato un uomo intento a rubare l’arnia contenente il miele. Furono quasi sempre miracoli a favore dei peccatori, in particolare a ladri che in entrambi i casi stavano derubando proprio lui: sua era la mucca e suo era il miele; sua anche una vigna depredata da un’uomo che egli stesso aiutò a mettersi in fuga. Narrazioni leggendarie, ma comunque importanti per sottolineare la generosità che lo contraddistinse per tutta la vita.
A partire dagli anni Quaranta del VI secolo Medardo contribuì in modo determinante all’evangelizzazione della Francia, in seguito alla conversione del re dei Franchi Clodoveo. Nel 545 divenne vescovo di Tournai e successivamente di Viromandesium, l’attuale comune di San Quintino (e probabilmente non di Noyon come riportato da alcuni testi).
All’epoca del vescovato risale l’episodio più importante legato alla vita di Medardo: la regina Radegonda, dopo che il marito Clotario I, re dei Franchi, fece uccidere suo fratello, fu costretta a fuggire dalla corte e domandò rifugio a Medardo chiedendo inoltre di essere consacrata. Il vescovo, senza temere la reazione del re, la accolse e la consacrò diaconessa. Un atteggiamento che invece di scatenare le ire di Clotario, portò esattamente alla reazione contraria: il re mostrò negli anni a seguire grande ammirazione per Medardo, tanto che alla sua morte lo fece seppellire nella capitale Soissons dove negli anni successivi venne costruita l’abbazia di San Medardo. Radegonda, invece, in seguito fondò un monastero e un ospedale a Poitiers.
Dopo la morte, il culto per Medardo si divulgò rapidamente grazie alla voce del popolo, finché il suo nome viene iscritto prima nel Martirologio Geronimiano e successivamente in quello Romano. Alcune raffigurazioni di San Medardo lo mostrano con la bocca aperta e sorridente, perché dopo la morte si cominciò a invocare la sua protezione contro il mal di denti. Per secoli, il suo nome venne associato anche alla meteorologia, secondo un detto popolare: “Se piove nel giorno di san Medardo (8 giugno), pioverà ancora per altri quaranta giorni“.
Alessio Yandusheff Rumiantseff