Non esiste molta documentazione su San Dionigi, morto nel secondo secolo, dopo essere stato dal 166 al 174 vescovo della sua città, Corinto in Grecia. Le poche notizie sicure che si hanno risalgono a San Girolamo e soprattutto ad Eusebio di Cesarea. Eusebio ha conservato interessanti frammenti di otto sue lettere, inviate alla Chiesa di Atene, di Lacedemone, di Amastri nel Ponto, di Cnosso a Creta. Tali frammenti, nonostante siano privi di notizie su San Dionigi sono documenti importanti e rari. Da essi si ricavano informazioni preziose sulla religiosità di alcune città e regioni, durante il pontificato di San Sotere.
Dionigi viene ricordato come martire nel Martirologio Romano, ma anche sulla sua morte non si hanno informazioni certe. Si legge nello stesso Martirologio: “Commemorazione di san Dionigi, vescovo di Corinto, che, dotato di una mirabile conoscenza della parola di Dio, istruì con la predicazione i fedeli della sua città e con lettere anche i vescovi di altre città e province”.
È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e da quella copta. Sicuramente più celebri sono altri suoi omonimi, come San Dionigi vescovo di Parigi nel III secolo, che fu decapitato insieme a Rustico ed Eleuterio, e viene ricordato nel calendario rinnovato il 9 ottobre. Sulla sua tomba, sulla collina di Montmartre, venne edificata una basilica, accanto alla quale nel 630 re Dagoberto fondò un’abbazia, i cui monaci furono i più diretti responsabili dell’errata identificazione del loro martire patrono con Dionigi l’Areopagita e Dionigi di Alessandria.
Alessio Yandusheff Rumiantseff