Per Sant’Emiliano, vissuto nell’VIII secolo, come per tanti altri santi, le testimonianze di un culto sono anteriori alle testimonianze sulla vita. A Faenza esisteva una ecclesia Santi Emiliani già nel XII secolo. Un sinodo del 1321 ordina che in tutta la città e nei borghi se ne celebri la festa. Un calendario faentino della prima metà del XV secolo ci attesta che la sua festa era celebrata il 6 novembre e dal 1512 questo giorno diventa di precetto per tutta la città. Con la soppressione Napoleonica la chiesa viene chiusa al culto e le reliquie traslate in cattedrale.
Tutte le fonti a disposizione si soffermano soprattutto sul racconto del miracoloso rinvenimento del sepolcro del santo e dei diversi prodigi che sono avvenuti nel corso degli anni. Della sua vita si sa ben poco: Emiliano è un santo vescovo irlandese, il quale viene a Roma per venerarvi le tombe degli Apostoli, ammalandosi nel viaggio di ritorno e morendo a Faenza.
Unico elemento cronologico è quello del suo decesso avvenuto prima della conquista di Faenza da parte dei longobardi di Liutprando (740), giacché sono appunto le rovine causate dalla guerra che fanno perdere la memoria del sepolcro.
Il Lucchesi sostiene che nella zona del Ravvenate la presenza di monaci irlandesi venuti per condurvi vita eremitica o per predicare il Vangelo ai popoli germanici o per semplice pellegrinaggio, è cosa nota. Unici elementi certi sulla vita di Emiliano sono la traslazione delle reliquie di un santo dall’esterno della città alla chiesa di San Clemente, ed una seconda a quella di Santa Maia del Conte, che da allora comincia a chiamarsi anche Sant’Emiliano. Questa seconda traslazione avviene prima del 1139. La sua memoria si celebra il 6 novembre ed è obbligatoria per la città di Faenza.