Oggi, 6 maggio, tra i tanti santi e beati, la Chiesa cattolica ricorda San Pietro Nolasco, religioso nato intorno al 1185 a Barcellona da nobile famiglia. Sin da giovane, commosso dalla condizione degli schiavi dei Mori, ne riscattò a centinaia con il proprio denaro, coinvolgendo in quest’opera molte altre persone. Aiutato anche da re Giacomo I e dal vescovo di Barcellona, fondò l’Ordine di Santa Maria della Misericordia o della Mercede che aveva come scopo la liberazione e la redenzione degli schiavi.
Il Nolasco adottò per i Mercedari la regola agostiniana con un quarto voto, quello di offrire prigionieri al posto di un cristiano in pericolo d’apostasia (l’abbandono formale e volontario della propria religione ). Così, ad Algeri, dove vengono tradotti coloro che sono catturati dai Saraceni durante le scorrerie, fu Pietro stesso ad offrirsi come ostaggio, soffrendo torture e prigionia.
L’Ordine da lui fondato, dopo un secolo di vita liberò ben 26.000 prigionieri. Il fondatore stabilì non solo che tutti i beni e le attività dei religiosi fossero destinati alla liberazione e alla rieducazione morale degli schiavi, ma che “tutti i membri dell’Ordine, come figli della vera obbedienza, siano lietamente disposti in ogni tempo a dare, se necessario, la propria vita, come Cristo l’ha sacrificata per noi”.
Colpito dalla malaria nel 1249 a Barcellona, dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti circondato dai suoi religiosi, morì il 13 maggio di quello stesso anno. Venne sepolto nella chiesa del convento ma, nonostante le ripetutamente effettuate dal 1400 al 1800, anche nella cattedrale della città, le sue spoglie non vennero mai trovate. Alla sua morte l’Ordine era già diffuso non soltanto in Spagna e Francia, ma anche in America Latina e in Italia.
Il suo culto si estese rapidamente insieme all’Ordine Mercedario: venne confermato con regolare processo dalla Congregazione dei Riti nel 1628 e successivamente esteso a tutta la Chiesa nel 1664.
Alessio Yandusheff Rumiantseff