Il 6 dicembre sono numerosi i santi e i beati celebrati dalle Chiese cattolica e ortodossa. Lo scorso anno ci occupammo di san Nicola, vescovo di Myra nel IV secolo, divenuto il patrono di Bari. Oggi, invece, vogliamo parlarvi di un’altra santa vissuta sempre nel IV secolo: sant’Asella di Roma.
Non si tratta di un personaggio celebre come San Nicola e peraltro, il cui ricordo sarebbe sparito del tutto se di lei non avesse scritto, nelle sue lettere, lo stesso San Girolamo, il dalmata traduttore della Bibbia in latino, e dottore della Chiesa, di cui Asella fu collaboratrice.
Vivendo a Roma, negli anni della sua maturità, Girolamo raccolse intorno a sé un gruppo di donne devote e studiose, i cui nomi si incontrario ancora nel calendario: Paola, Marcella, Lea, Eustochia e infine Asella. Quest’ultima fin da ragazza manifestò l’intenzione di consacrarsi a Dio fino a lasciare tutto per ritirarsi a vita eremitica. Lavorava continuamente, non per sé, ma per i poveri, e al tempo stesso pregava o salmodiava. Visitava anche le tombe dei martiri, ma nell’oscurità, senza mai farsi riconoscere.
La vita durissima non le fiaccò il fisico; al contrario, sui cinquant’anni, secondo la testimonianza di San Girolamo era “ancora in buona salute, e ancor più sana in spirito”. Di lei, vent’anni dopo la partenza di Girolamo da Roma, scrisse anche lo storico Palladio, testimoniandone l’impegno alla guida di alcuni monasteri: “Ho visto a Roma la bella Asella, questa vergine invecchiata nel monastero. Era una donna dolcissima, che mandava avanti diverse comunità”.
Le reliquie di Sant’Asella si trovano nella basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, a Roma, e nella chiesa di Sant’Abbondio a Cremona.