Antonio Maria Zaccaria nacque a Cremona nel 1502. Rimasto orfano di padre, il nobile don Lazzaro, la sua educazione venne curata dalla madre, Antonietta Pescaroli. Della sua infanzia si hanno pochissime notizie, ci sono anche dubbi se abbia studiato a Pavia o a Cremona. La prima notizia certa è che nel 1520 si trasferì a Padova per studiare filosofia e medicina. Pochi giorni prima di partire fece testamento rinunciando a tutti i suoi beni in favore della madre.
Nel 1524 si laureò in medicina a Padova. Una volta tornato a Cremona decise di spiegare il Vangelo e la dottrina cattolica a grandi e piccoli. Venne consacrato prete nel 1528. Cappellano personale della contessa Ludovica Torelli, la seguì a Milano nel 1530. Qui trovò il sostegno nello spirito d’iniziativa della signora e di due amici milanesi coetanei di circa trent’anni: Giacomo Morigia e Bartolomeo Ferrari. Rapidamente nacquero a Milano tre importanti novità, tutte intitolate a San Paolo. Già nel 1530 fondò una comunità di preti soggetti a una regola comune, i Chierici regolari di San Paolo.
Milano li chiamerà Barnabiti, dalla chiesa di San Barnaba, loro prima sede. Poi vennero le Angeliche di San Paolo, primo esempio di suore fuori clausura. San Carlo Borromeo ne fu entusiasta, ma il Concilio di Trento le prescrisse il monastero. Terza fondazione: i Maritati di San Paolo, con l’impegno apostolico costante dei laici sposati.
Denunciato come eretico e come ribelle Antonio fu costretto a recarsi a Roma, dove venne assolto da ogni accusa. Durante un viaggio a Guastalla, il suo fisico cedette. Lo portarono a Cremona dove, circondato dalla madre e dai suoi più fedeli discepoli, fece le sue ultime raccomandazioni ai presenti, ricevette i sacramenti e spirò nel primo pomeriggio del 5 luglio 1539.
Dopo il funerale celebrato a Cremona, il suo corpo venne traslato a Milano e inumato nel monastero di San Paolo delle Angeliche. L’8 maggio 1891 le sue reliquie vennero riesumate e spostate nella chiesa di San Barnaba. Fu immediatamente venerato come beato, fino al 1634, quando con un decreto di Urbano VIII perse il titolo. Il 3 gennaio 1890 venne reintegrato il suo culto. Il 27 maggio 1897 fu canonizzato da Leone XIII. A lui sono intitolate tre chiese parrocchiali italiane: a Milano, Lissone e Cremona.
Alessio Yandusheff Rumiantseff