Bonifacio nacque intorno al 680 a Crediton nel Regno del Wessex, l’antica Inghilterra, e il suo nome di nascita era Wynfrith. Missionario in Frisia dal 716, ricevette da Carlo Martello l’incarico di evangelizzare i territori dell’Assia e della Turingia, incontrando difficoltà anche per le apparizioni instabili dei missionari irlandesi e scozzesi. Prese per la seconda volta la via di Roma, occasione in cui venne nominato vescovo e legato pontificio da papa Gregorio II nel 722. Papa Gregorio III lo nominò nel 732 arcivescovo senza sede fissa e lo autorizzò a consacrare vescovi per le nuove diocesi.
Nel 723 il missionario arrivò nei pressi del villaggio di Geismar, il principale luogo di culto della divinità germanica Thunraz da parte dei Catti e della maggiore parte delle altre tribù germaniche. Per la sua attività di conversione, utilizzò come base l’insediamento fortificato franco di Büraburg, sul lato opposto del fiume Eder. Riuscì anche ad abbattere l’albero sacro dei pagani per dimostrare la superiorità del cristianesimo.
Bonifacio si recò per la terza volta a Roma nel 737-738 e si fece nominare da papa Gregorio III nunzio apostolico per la Baviera, l’Alemannia, l’Assia e la Turingia, con l’incarico speciale di dare a quei paesi un’organizzazione ecclesiastica più strutturata. A Roma ottenne anche nuovi collaboratori per questa sua opera: monaci provenienti dal monastero di Montecassino.
In seguito si insediò a Magonza e si adoperò per la riorganizzazione della Chiesa nei territori franchi. Bonifacio esortò il clero a condurre una vita conforme ai canoni (proibizione di portare armi, del vestito laicale e del concubinato), i membri del clero vennero assoggettati alla vigilanza del vescovo, si prescrisse per i monaci la regola di San Benedetto, si proibirono usanze pagane e superstiziose, oltre la diffusione di dottrine eretiche, inoltre si insistette per l’elezione canonica dei vescovi (esclusione dei laici).
I regnanti del paese non solo accettano le idee riformatrici del missionario, ma anche la sua diretta unione con Roma. Nel 747 durante un sinodo, i vescovi presenti, sotto la guida di Bonifacio, indirizzarono un solenne voto di fedeltà al papa. Come scrive Piero Bargellini, “Senza l’opera missionaria di S. Bonifacio non sarebbe stata possibile l’organizzazione politica e sociale europea di Carlo Magno”.
Negli ultimi anni della sua vita operosa, decise di ritirarsi e scelse come sede metropolitana Magonza. Qui, nell’abbazia che gli era più cara, Fulda (dove peraltro oggi riposano le sue spoglie), continuò la sua missione pastorale e spirituale. Quando papa Stefano II, nel 754 si presentò alla corte dei Franchi chiedendo la protezione del re nei confronti dei Longobardi, Bonifacio stava per intraprendere il suo ultimo viaggio missionario in Frisia. E in quella regione trovò la morte: il 5 giugno 754 venne ucciso insieme ad altri cinquantadue compagni a Dokkum. La Chiesa lo venera come santo dal 1828.
A San Bonifacio si fa risalire anche uno dei simboli natalizi, l’albero di Natale, che fu lui ad utilizzare per primo nel 724. Secondo la leggenda il monaco stava facendo un sermone ai membri di una tribù germanica, giunti sul posto per ascoltarlo solo per divertimento. Il missionario inglese decise di abbattere una quercia, pianta venerata da quelle popolazioni, per dimostrare che non era né sacra e nemmeno inviolabile. dopo la caduta la quercia finì inevitabilmente per schiacciare tutta la vegetazione sotto di essa, a parte un giovane abete che rimase intatto.
Folgorato dall’evento Bonifacio proclamò davanti ai presenti che il fatto che l’abete fosse sopravvissuto rappresentava u miracolo e che quella pianta doveva essere considerata il vero simbolo sacro: era l’albero di Gesù bambino. in seguito ebbe l’idea di addobbare un abete poggiando delle candele accese sui suoi rami, illuminazioni che simboleggiavano e simboleggiano ancora oggi la discesa dello Spirito Santo sulla terra con la venuta del “bambino Gesù”. San Bonifacio usò questa immagine per spiegare alle popolazioni pagane il senso del Natale.
Alessio Yandusheff-Rumiantseff