Il 4 gennaio sono numerosi i Santi e i Beati celebrati dalla Chiesa cattolica, così come da quella ortodossa. Tra questi un posto di primo piano spetta certamente a Sant’Angela da Foligno, di cui abbiamo parlato ampiamente l’anno passato. Oggi dedichiamo, invece, questo spazio a San Libenzio, un vescovo vissuto a cavallo tra X e XI secolo in Germania.
Oriundo della Svevia, quando il papa Benedetto V viene deposto ed esiliato ad Amburgo sotto la custodia dell’arcivescovo Adaldago nel 964-65, il suo sostenitore Libenzio (che troviamo documentato anche come Liabizo, Liaewizo, Liebitzo) lo segue nell’esilio. Alla morte del papa, Adaldago, che ha Libenzio in grande stima, gli affida la cura dei poveri e degli ammalati di Brema, lo nomina suo camerlengo e infine lo raccomanda come successore nella sede arcivescovile. Per le proprie virtù, Libenzio è quindi eletto arcivescovo di Brema ed Amburgo, riavendone la conferma e l’investitura dall’imperatore Ottone III nel 988. Egli sarà inoltre il primo arcivescovo di questa arcidiocesi ad essere consacrato dai suoi suffraganei.
Per tutta la durata della carica, Libenzio viene sempre ammirato non solo per la sua erudizione, ma soprattutto per la vita ascetica, l’umiltà e la castità. Tuttavia egli non può considerarsi il prototipo del dignitario ecclesiastico, almeno secondo i concetti correnti a quell’epoca: si reca raramente presso la corte imperiale; contro i Normanni e gli Slavi che devastavano il territorio della sua are diocesi, decreta soltanto la scomunica, senza riuscire ad ottenere nulla.
Libenzio muore il 4 gennaio 1013 e viene sepolto nel coro della cattedrale di Brema. Le fonti principali che riguardano la sua vita sono il Chronicon (circa 1013-1018) del vescovo Tietmaro di Merseburgo e le Gesta Hammaburgensis ecclesiale pontificum (circa 1074-1085) di Adamo di Brema, il quale ultimo, dandone la notizia della morte, già lo chiama “beato confessore”. Viene commemorato anche dai martirologi benedettini il 4 gennaio.