Lucilla è una santa poco conosciuta, dal nome antico e familiare. Viene attribuito dagli antichi romani alle bambine nate alle prime luci del nuovo giorno. Lucilla, diminutivo di Lucia, vuol dire appunto ”nata all’alba”, così come Crepusca significa ”nata al tramonto”, o anche ”piccola luce”. Di Lucilla martire non sappiamo nulla di certo, se non la storia leggendaria che tanto favore incontra nei primi anni del cristianesimo. A battezzare Lucilla sarebbe stato San Valentino patrono degli innamorati che avrebbe ridonato alla ragazza anche la vista perduta. Un miracolo che avrebbe finito per illuminare con una nuova alba le vie di Roma.
Esiste ben poca documentazione intorno a questa santa, ma molto di simbolico con uno stretto legame tra luce e fede che illumina. Il racconto, lontano e leggendario, vuole che ai tempi della persecuzione di Valeriano nel 257 il tribuno Nemesio chieda e ottenga dal Pontefice il battesimo per sé e per la figlia Lucilla. Questa, cieca dalla nascita, poco dopo la cerimonia pare riesca a recuperare subito la vista.
La nuova fede e il miracolo ottenuto dalla figlia rende il tribuno romano sordo alle esortazioni dell’imperatore che esige il suo ritorno sollecito alla vecchia religione. Per il reiterato rifiuto, padre e figlia vengono condannati a morte e martirizzati l’uno tra la via Appia e la via Latina e l’altra sulla via Appia nei pressi del tempio di Marte.
I loro corpi sono sotterrati ed esumati diverse volte e, secondo alcune interpretazioni, le ripetute traslazioni mantengono il significato simbolico di scintilla luminosa e santa che segna nel mondo l’itinerario trionfale del Cristianesimo. A noi basta pensare al padre San Nemesio e alla figlia Santa Lucilla quale fiaccole di carità reciproca e di testimonianza convinta, poste nelle realtà della fede e nella poesia incerta delle ombre di ogni giorno.
Santa Lucilla vergine e martire viene ricordata dal calendario il 31 ottobre.