Oggi il santo principale ricordato dalla Chiesa cattolica è Girolamo di Nevers, di cui abbiamo parlato in un articolo precedente. Tra i numerosi santi e beati venerati ce n’è uno che ha dato grande lustro alla Compagnia del Gesù. Si tratta di Francesco Borgia.
Nato a Gandia, in Spagna, il 28 ottobre 1510, Francesco Borgia smentisce la cattiva fama che la sua potente famiglia si è acquistata nel corso dei secoli. Infatti, pur avendo posizione mondana elevata e vita pubblica movimentata, egli riesce a raggiungere, attraverso disparate vicende, la pienezza di una santità priva di ogni sospetto. Il padre vorrebbe fare di lui un perfetto uomo di mondo, schernendo le sue inclinazioni religiose. Costringe il ragazzo ad apprendere le norme cavalleresche. Ma il giovane, oltre a maneggiare le armi, non trascura i libri. Diviene paggio presso la Corte imperiale e contemporaneamente terziario francescano.
La carriera di Francesco è brillante e movimentata. È benvoluto da Isabella di Portogallo e dal marito Carlo V, il potentissimo Imperatore sui cui Regni “non tramontava mai il sole”. Il regnante lo nomina marchese di Lombai e gli dà in sposa Leonora di Castro, dalla quale a otto figli. Viene eletto Gran Cavallerizzo dell’Imperatore e Grande Scudiero dell’Imperatrice. L’erede, Filippo 11, lo ha come amico e confidente. Viaggia in portantina, leggendo però San Paolo e Giovanni Crisostomo. Impartisce lezioni di cosmografia all’Imperatore, che poi accompagna in una guerra contro i Francesi.
Ammalatosi e creduto in punto di morte, riesce miracolosamente a sopravvivere. E da quel momento prende l’abitudine a confessarsi e comunicarsi con frequenza. È spinto verso una maggiore chiarezza spirituale dalla perdita della protettrice, l’Imperatrice Isabella, e dalla vista del suo volto decomposto dalla morte. Trova allora una saggia e sicura guida spirituale nel Beato Giovanni d’Avila. Proprio in quel tempo giunge al culmine della sua carriera, con la nomina a Viceré di Catalogna. Per quattro anni si adopera faticosamente per mutar volto a quella provincia, inquieta e ribelle, perché povera e mal governata.
Quando, nominato Gran Maggiordomo e Consigliere di Stato, potrebbe godere tranquillamente l’alta posizione, ritirandosi nel suo Ducato di Gandia, la morte dell’ancor giovane moglie lo spinge ad un passo che mette fine alla vita mondana. Entra nella Compagnia del Gesù fondata da pochi anni dal conterraneo Ignazio di Loyola, e nel 1548 pronunzia i voti solenni. Considerando la sua eccezionale personalità, il Papa gli permette di restare nel mondo, per occuparsi dei figli del suo Ducato.
Ma due anni dopo, Francesco Borgia rinuncia solennemente ai beni e alle cariche. Per obbedienza accetta gli incarichi più laboriosi e impegnativi. Con la sua saggezza, l’ammirazione di cui gode, e l’aiuto di doni soprannaturali, Francesco Borgia contribuisce all’espansione europea, anzi mondiale, della Compagnia di Gesù, preparando il rinnovamento cattolico della seconda metà del secolo. Diviene terzo Generale della Compagnia dopo Sant’Ignazio. Ne rinnova le Costituzioni e ne fissa le pratiche spirituali.
A Roma, fonda i principali Istituti dell’Ordine in rapido accrescimento. E viaggia infaticabilmente fino alla vigilia della morte, venerato ambasciatore di carità e di concordia, autorevole consigliere di Imperatori, Re e Principi, per tornare finalmente a morire nella sua cella romana, il 30 settembre 1572, riscattando il nome della famiglia dei Borgia con una gloria senza confini.
Alexey Yandusheff Rumiantseff