Papa Gregorio I, detto Magno, è stato uno dei più grandi padri nella storia della Chiesa, uno dei quattro dottori dell’Occidente. Vescovo di Roma tra il 590 e il 604 merita dalla tradizione il titolo di magnus (grande). Come ci ha ricordato papa Benedetto XVI nel corso nell’udienza del 4 giugno 2008, “Gregorio è stato veramente un grande Papa e un grande Dottore della Chiesa... Nasce a Roma, intorno al 540, da una ricca famiglia patrizia della gens Anicia, che si distinse non solo per la nobiltà del sangue, ma anche per l’attaccamento alla fede cristiana e per i servizi resi alla Sede Apostolica. Da tale famiglia escono due Papi: Felice III (483-492), trisavolo di Gregorio, e Agapito (535-536). La casa in cui Gregorio cresce sorge sul Clivus Scauri, circondata da solenni edifici che testimoniano la grandezza della Roma antica e la forza spirituale del cristianesimo. Ad ispirargli alti sentimenti cristiani vi sono poi gli esempi dei genitori Gordiano e Silvia, entrambi venerati come santi, e quelli delle due zie paterne, Emiliana e Tarsilia, vissute nella propria casa quali vergini consacrate in un cammino condiviso di preghiera e di ascesi”.
E, ancora: “Gregorio entra presto nella carriera amministrativa, che ha seguito anche il padre, e nel 572 ne raggiunge il culmine, divenendo prefetto della città. Questa mansione, complicata dalla tristezza dei tempi, gli consente di applicarsi su vasto raggio ad ogni genere di problemi amministrativi, traendone lumi per i futuri compiti. In particolare, gli rimane un profondo senso dell’ordine e della disciplina: divenuto Papa, suggerirà ai vescovi di prendere a modello nella gestione degli affari ecclesiastici la diligenza e il rispetto delle leggi propri dei funzionari civili. rofonda conoscenza della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa di cui si servì poi nelle sue opere”.
Dopo essere stato eletto prefetto di Roma, Gregorio diviene monaco e poi abate del monastero di Sant’Andrea sul Celio. Il 3 settembre 590 viene consacrato papa. L’ascesa quasi “forzata” al soglio pontificio lo turba profondamente e provoca in lui una sincera contrarietà, che solo la fede incrollabile e la convinzione di poter svolgere un ruolo di guida per la redenzione dell’umanità intera, riescono a fargli superare. Nonostante la malferma salute, esplica una multiforme e intensa attività nel governo della Chiesa, nella sollecitudine caritativa, nell’azione missionaria.
Gregorio riorganizzò a fondo la liturgia romana, ordinando le fonti anteriori e componendo nuovi testi. L’epistolario (ci sono pervenute 848 lettere) e le omelie al popolo documentano ampiamente sulla sua molteplice attività e dimostrano la sua grande familiarità con i Testi sacri. Promuove quella modalità di canto tipicamente liturgico che da lui prende il nome di “gregoriano”: il canto rituale in lingua latina adottato dalla Chiesa cattolica, che comporta, di conseguenza, l’ampliamento della Schola cantorum.
Gregorio lascia scritti di carattere pastorale, morale, omiletico e spirituale, che formano intere generazioni cristiane specialmente nel Medio Evo. Muore il 12 marzo 604 dopo aver sofferto per vari anni di gotta e viene sepolto nella Basilica di San Pietro. Nel rito romano la sua memoria liturgica ricorre il 3 settembre; in rito bizantino il giorno del suo ricordo è il 12 marzo.