Anche se le testimonianze non sono molte, si può asserire che Sisto I, figlio di pastori romani, sia nato nella seconda metà del primo secolo e sia assurto al soglio pontificio nel 115. Il suo pontificato dura 10 anni. Sono quegli gli ultimi anni del regno dell’imperatore Traiano che decide di mitigare la propria politica persecutoria nei confronti dei cristiani. Il nuovo clima di pseudo tolleranza, che non cambia nella sostanza i metodi e le persecuzioni, prosegue anche sotto l’imperatore Adriano il quale scrive al proconsole d’Asia: “Se uno fa le sue accuse e dimostra che i cristiani operano contro le leggi, allora la colpa deve essere punita secondo la sua gravità. Ma se qualcuno si avvale di questo pretesto per calunniare allora ? quest’ultimo che deve essere punito”.
A questo pontefice si deve l’introduzione di molte norme di culto, tra le quali il divieto ai laici di toccare il sacro calice e la patena, ossia il piattino di metallo dorato, argentato o di metallo nobile usato per la deposizione dell’Ostia consacrata, lasciando agli uomini di culto il privilegio di questi atti. A Sisto I viene fatta risalire anche l’introduzione del triplice cantico “Sanctus” durante la celebrazione della messa, mentre è dubbia dubbia l’attribuzione dell’introduzione dell’acqua nella celebrazione del rito eucaristico e dell’acqua santa per le abluzioni. A lui sono state attribuite due lettere, sulla dottrina della Trinità e sul primato del vescovo di Roma, che sono considerate apocrife.
Sisto I è celebrato come santo il 3 aprile, ma dal Calendario Universale della Chiesa è stato depennato, perché probabilmente non rientra tra i martiri. La tradizione lo considera sepolto accanto al corpo di Pietro, come per altro tutti i predecessori ma, l’unica cattedrale dove ancora viene celebrato come santo è quella di Alatri. E’ protettore anche di Alife che lo festeggia l’11 agosto.