Lo scorso anno ci eravamo occupati di uno degli ultimi uomini di Chiesa santificati: Giovanni Paolo II, al secolo Carol Wojtyla. Oggi ci occupiamo, invece di San Donato di Fiesole, vescovo nato sul finire dell’VIII secolo in Irlanda da nobili genitori cristiani. La Chiesa fiesolana ne celebra la festa il 22 ottobre.
Fin da fanciullo Donato viene educato nella fede cattolica e avviato agli studi nei quali fece tali progressi da superare tutti i suoi coetanei. Desideroso di maggiore perfezione, nell’816 abbandona la famiglia e la patria e si mette a peregrinare per varie regioni giungendo fino a Roma. Nel ritornare in patria arriva a Fiesole proprio mentre il clero e il popolo trattavano dell’elezione del nuovo vescovo; mossi da divina ispirazione i fiesolani scelgono proprio lo sconosciuto pellegrino, che dapprima riluttante deve poi piegarsi ai loro desideri. È l’anno 829.
Ben poco sappiamo del suo governo pastorale a Fiesole durato oltre quarant’anni. Si sa che Donato combatte con successo contro gli usurpatori dei beni della sua Chiesa. Nell’866 si porta a Capua dove ebbe da Lotario II la conferma dei beni già concessi al suo predecessore Alessandro con esenzioni e diritti vari. A Piacenza, nell’876, riceve conferma da Carlo il Calvo delle immunità e dei privilegi precedentemente ricevuti.
E’ in buona relazione con i sovrani del tempo e, come feudatario, li segue nelle loro imprese e nei loro viaggi. Nell’844, insieme con altri vescovi, prende parte ad una spedizione che Lotario fa guidare dal figlio Ludovico. Nell’866, alla testa dei suoi vassalli, accompagna Ludovico nella campagna contro i Saraceni nell’Italia meridionale.
Nell’850 è presente a Roma alla incoronazione di Ludovico fatta da Leone IV. In quella occasione siede con il papa e con l’imperatore in giudizio per risolvere una vecchia questione pendente fra i vescovi di Arezzo e di Siena, risolta a favore di quest’ultimo.
Donato è uomo di lettere e come tale si preoccupa dell’istruzione del clero e della gioventù. Se non vi insegna, certo esercitò molta influenza sulla scuola eretta a Firenze da Lotario in seguito ai deliberati della assemblea di Olona dell’825. Scrive diverse opere delle quali rimangono soltanto un epitaffio dettato per la sua tomba, prezioso per le notizie autobiografiche; un Credo, poetico, recitato fra gli amici e discepoli prima di morire, e le Lodi di Santa Brigida, patrona dell’Irlanda. Per i suoi connazionali irlandesi pellegrini in Italia fonda a Piacenza con mezzi propri, fra l’826 e l’850, la chiesa di Santa Brigida, con annesso ospedale ed ospizio, che, dotati di numerosi e ricchi beni, dona il 20 agosto dell’850 al monastero di San Colombano di Bobbio.
Muore a Fiesoie tra l’874 e l’877 e le sue spoglie vengono sepolte nella primitiva cattedrale, ai piedi della collina, nella cappella dedicata a San Romolo, dove rimane fino al 1817. In quell’anno il vescovo mons. R. Mancini trasporta i suoi sacri resti nella nuova cattedrale, eretta sul colle nel 1028 dal vescovo- Jacopo il Bavaro, in una cappella a lui dedicata a sinistra dell’altare maggiore accanto a quella monumentale fatta costruire dal vescovo Leonardo Salutati.
Alessio Yandusheff Rumiantseff