San Vittorio ha lasciato poche notizie di sé, si sa soltanto che ha subito il martirio a Cesarea di Cappadocia e che era un soldato romano. Dal “Martirologio Geronimiano” che lo citava al 21 maggio insieme ad altri due martiri, Polieuto e Donato, è passato nel “Martirologio Romano”, senza altre ulteriori notizie sulla sua vita.
La mancanza di notizie, contrariamente alle regole, non ha messo San Vittorio nel dimenticatoio della storia, anzi attualmente viene nominato più spesso rispetto al passato, oggi viene venerato più di quanto non lo fosse stato in vita. Nel 1703 le sue spoglie vennero traslate dalla catacomba di Calepodio alla chiesa del convento di Sant’Antonio al Monte, a Rieti, dove sono ancora oggi visibili sotto l’altare maggiore.
Vittorio è l’unico santo con questo nome che proviene dal latino Victorius una variante di Victor (vincitore). Il nome ha avuto grande diffusione in Italia nel corso dei secoli ed è stato scelto da diversi sovrani e principi di Casa Savoia. San Vittorio di Cesarea viene invocato contro il fulmine, la grandine e gli spiriti maligni. È inoltre patrono di Roccella Jonica, in Calabria.
Alessio Yandusheff-Rumiantseff