Eusebio nacque in Sardegna intorno al 283. In gioventù, subito dopo il martirio del padre, raggiunse Roma insieme alla madre e alla sorella minore. Nell’Urbe seguì gli studi ecclesiastici e si fece apprezzare da papa Giulio I, che nel 345 circa lo nominò vescovo di Vercelli: divenne così il primo a ricoprire un incarico episcopale in Piemonte.
Non si hanno notizie del suo episcopato prima del 354, tuttavia egli viene menzionato ufficialmente in una lettera da sant’Ambrogio, che lo elogiò per aver imposto agli ecclesiastici della sua diocesi la vita comune, come per i monaci, secondo il modello delle chiese orientali: per questo motivo, venne onorato come cofondatore del loro ordine dai canonici regolari di sant’Agostino.
I vercellesi vennero conquistati dalla sua arte oratoria. Non solo parlava bene, ma capace di esprimere al meglio ciò che sentiva dentro. Nel primo cristianesimo piemontese, Eusebio divenne uno strenuo oppositore dell’arianesimo, nonché sostenitore del simbolo niceno. Venne inviato da papa Liberio, insieme al vescovo Lucifero di Cagliari, in missione dall’imperatore Costanzo II per chiedergli la convocazione di un concilio che mettesse fine alla controversia tra ariani (peraltro sostenuti dallo stesso imperatore) e gli ortodossi orientali, al quale Eusebio era teologicamente più affine. Tale concilio si celebrò a Milano nel 355 ma, essendo i vescovi ariani in maggioranza, Eusebio si rifiutò di sottoscriverne gli stessi editti conclusivi. Ne nacque quindi un conflitto con Costanzo II, che fu costretto a esiliarlo in Palestina.
Qualche anno dopo venne trasferito in Cappadocia, quindi nella Tebaide egizia, fino al 361, anno della morte di Costanzo II. Il suo successore, l’imperatore Giuliano, mise fine al suo esilio, e gli consentì di riprendere possesso della sua sede vescovile.
Tornato in Piemonte, Eusebio si portò dietro il culto orientale dell’allora appena sorta iconografia della venerazione mariana della Madonna Nera , ancora oggi simbolo del santuario di Oropa nel Biellese. Oltre Oropa, grazie alle sue opere di capillare evangelizzazione del Nord-Ovest, si svilupparono altri siti di antica tradizione mariana legati al santo, come ad esempio lo stesso Duomo di Vercelli, la chiesa di San’Eusebio di Pavia, il Sacro Monte di Crea nel Monferrato, il santuario Madonna del Palazzo di Crescentino.
L’ultima sua comparsa documentata avvenne al concilio episcopale di Alessandria, dove decise di perdonare i vescovi ariani che lo avevano attaccato, a patto di un loro ritorno allo stato laicale. Eusebio morì a Vercelli nel 371, ma le sue reliquie vennero rinvenute solo durante la ricostruzione del Duomo della città intorno al XVI secolo.
Alessio Yandusheff Rumiantseff