Bonaventura da Bagnoregio visse a cavallo della metà del XIII secolo, in un’epoca in cui la fede cristiana, penetrata profondamente nella cultura e nella società dell’Europa, ispirò imperiture opere nel campo della letteratura, delle arti visive, della filosofia e della teologia.
Tenendo presente le condizioni ambientali dell’epoca, un periodo caratterizzato allo stesso tempo dal rinnovamento e da una profonda crisi, colpiva particolarmente la sicurezza con cui Bonaventura affrontò le vicissitudini della vita con grande carattere e certezza, manifestando uno spirito guidato da un fine ben determinato, ossia l’amore di Dio e le vie che a Dio conducono, specialmente con la scienza della teologia.
Bonaventura, il cui nome di battesimo è Giovanni, nacque a Bagnoregio (Viterbo) nel 1217. Suo padre, Giovanni di Fidanza, era medico di professione; la madre, Maria di Ritello, era una donna semplice, pia e devota di San Francesco d’Assisi. Il borgo natio sorge sulla cima di un colle vicino al lago di Bolsena, era minacciato da continue frane, e per questo era detto “la città che muore”. Da piccolo Giovanni venne guarito da San Francesco, che avrebbe esclamato: “Oh bona ventura“. E a questa affermazione venne ispirato il suo nuovo nome. Un appellativo che divenne una “buona ventura” per tutta la Chiesa.
Il giovane studiò a Parigi e durante il suo soggiorno in Francia, entrò nell’Ordine dei Frati Minori. Insegnò teologia all’università di Parigi. Nel 1257 venne eletto generale dell’Ordine francescano, carica che mantenne per 17 anni con impegno al punto da essere definito il secondo fondatore dell’Ordine. Scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico, tra le più importanti ci fu la “Legenda maior“, biografia ufficiale di San Francesco, a cui si ispirò Giotto per il ciclo delle Storie di San Francesco.
Venne nominato vescovo di Albano e cardinale. Partecipò al II Concilio di Lione che, grazie anche al suo contributo, segnò un riavvicinamento fra Chiesa latina e Chiesa greca. Proprio durante il Concilio, morì a Lione, il 15 luglio 1274.
Il futuro papa Innocenzo V celebrò le esequie del cardinale Bonaventura, che fu inumato nella chiesa francescana di Lione. Nel 1434 la salma venne traslata in una nuova chiesa, dedicata a San Francesco d’Assisi: una volta aperta la tomba venne rinvenuta la testa in perfetto stato di conservazione e questo facilitò la canonizzazione, datata 1482 ad opera del papa francescano Sisto IV.
Nel maggio 1588 Bonaventura fu insignito del titolo di dottore della Chiesa, da papa Sisto V. Il 14 marzo 1490, a seguito della ricognizione del corpo del santo a Lione, venne estratto il braccio destro, per donarlo alla sua città d’origine Bagnoregio, e nel 1491, fu collocato nella chiesa di San Nicola. Dopo la profanazione del suo sepolcro e la dispersione dei suoi resti eseguita dagli Ugonotti nel 1562, oggi il suo braccio santo è ’unica reliquia al mondo. La festa liturgica si celebra il 15 luglio, giorno della sua morte.
Alessio Yandusheff Rumiantseff