San Valeriano vive nel V secolo ed è vescovo di Avensa (o Abbenza), l’attuale Bordj-Hamdouna, appartenente all’Arcidiocesi di Cartagine nell’Africa settentrionale. Nella lista dei vescovi di questa diocesi è il secondo della lista dopo Fortunato. Secondo la narrazione di Vittore di Vita nella sua “Historia persecutionis Africanae Provinciae, temporibus Geiserici et Hunirici regum Wandalorum”, San Valeriano diviene vescovo molto anziano, ultraottantenne.
Valeriano è ricordato per essersi rifiutato di obbedire a Genserico, re degli Alani dei Vandali, arrivato con le sue truppe in città, di consegnargli tutti gli arredi della chiesa. Il religioso protesta per le violenze dei soldati e proprio per questo motivo viene cacciato ed esiliato dalla sua città insieme ad altri otto vescovi del Nord Africa. Dopo, che viene impartito l’ordine a chiunque di offrirgli ospitalità, sia in casa sia nei campi, deve per lungo tempo, fino alla fine della sua vita, vivere e dormire all’aperto, sulla pubblica strada.
Ricordato anche come confessore, resta fedele alla sua fede fino alla morte, che avviene durante uno dei suoi pellegrinaggi. Vittore di Vita lo definisce “sanctus Valerianus Abensae civitatis episcopus” mentre Floro e Adone lo ricordano nei loro martirologi, rispettivamente nei giorno 28 novembre e 15 dicembre. Nel Martirologio Romano è commemorato, con il titolo di vescovo di Avensano, il 15 dicembre.