Nato con il nome di Raimondo, Massimiliano Maria Kolbe viene alla luce nel 1894 a Zdunska-Wola, in una zona polacca sotto il controllo della Russia. La sua è una famiglia dalle condizioni economiche modeste. A tredici anni comincia a frequentare la scuola media dei francescani a Leopoli. La sua vita cambia radicalmente nel 1906, quando si ricorda della visione della Vergine Maria avuta nell’infanzia. Il 4 settembre 1910 veste come novizio l’abito dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, assumendo il nome di Massimiliano.
Il 28 aprile 1918 venne ordinato sacerdote nella basilica di Sant’Andrea della Valle, a Roma, e il giorno successivo celebra la sua prima messa nella vicina basilica di Sant’Andrea delle Fratte. Tornato in Polonia, inizia ad insegnare nel seminario di Cracovia, ma presto deve abbandonare e recarsi a Zakopane e poi a Nieszawa per curare la tubercolosi. Bel 1927 fonda in Polonia, non lontano da Varsavia, un convento chiamato Niepokalanów (letteralmente Proprietà dell’Immacolata), dotato di una tipografia e di un seminario missionario. Nel 1932 si reca in India per valutare la possibilità di fondare una nuova missione ma, dopo un breve soggiorno nel distretto di Ernakulam, decide di tornare a Nagasaki, dove nel 1936 apre anche un seminario. Nel 1936 Kolbe lascia definitivamente il Giappone, rientrando in Polonia dopo un tragitto via mare passando per Manila e Genova.
Mentre l’Europa si avvia a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, dà vita al “Cavaliere dell’Immacolata”, periodico che raggiunge in una decina d’anni una tiratura di milioni di copie. Nel 1941 è deportato ad Auschwitz. Qui è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio.
Nel campo di sterminio Kolbe offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Muore pronunciando l’Ave Maria. Sono le sue ultime parole, è il 14 agosto 1941. La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte.
Kolbe viene beatificato il 17 ottobre 1971 da papa Paolo VI e canonizzato il 10 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II, suo conterraneo. Il giorno della canonizzazione, papa Wojtyła nell’omelia lo definisce “santo martire, patrono speciale per i nostri difficili tempi, patrono del nostro difficile secolo” e “martire della carità“. La Chiesa cattolica celebra la sua memoria nel giorno della sua morte, il 14 agosto. In Italia numerose chiese sono state dedicate alla memoria di Kolbe, ad esempio a Bergamo, Cagliari, Catania, Catanzaro, Giugliano in Campania, Jesi, Lecce, Roma, Taranto, Varese e Lido Adriano.