Sono tantissimi i santi e i beati che si celebrano oggi, 12 maggio. Nella nutrita schiera abbiamo scelto due martiri che hanno sacrificato la loro vita per una instancabile fede. Come dice un antico proverbio “tutte le strade portano a Roma“, e proprio dalla città ‘caput mundi’ partono alcune delle più celebri vie del mondo. Su una di esse, precisamente l’Ardeatina, ricevettero degna sepoltura i Santi martiri Nereo ed Achilleo.
Un antico documento sui due martiri Nereo ed Achilleo è l’epigrafe scritta in loro onore da papa San Damaso nel IV secolo. La testimonianza di numerosi pellegrini ne ha tramandato il contenuto prima che essa venisse distrutta.
L’archeologo Giovanni Battista De Rossi nel XIX secolo ne ha rimesso insieme i frammenti: “I martiri Nereo e Achilleo si erano arruolati nell’esercito ed eseguivano gli ordini di un tiranno, ed erano sempre pronti, sotto la pressione della paura, ad obbedire alla sua volontà. O miracolo di fede! Improvvisamente cessò la loro furia, si convertirono, fuggirono dal campo del tiranno malvagio, gettarono via gli scudi, l’armatura e i giavellotti lordi di sangue. Confessando la fede di Cristo gioirono nell’unire la loro testimonianza al suo trionfo. Impariamo dalle parole di Damaso quali cose grandi opera la gloria di Cristo”.
È assodato che Nereo e Achilleo fossero due pretoriani e che ad un certo punto della loro vita decisero improvvisamente di convertirsi al cristianesimo, pagando con il loro sangue la fede. Nel 1874 il De Rossi scoprì le loro tombe vuote e una scultura contemporanea in una chiesa sotterranea fatta edificare da papa Silicio nel 390. Il loro sepolcro consiste in una tomba di famiglia, situata nel cosiddetto cimitero di Domitilla, come sarà denominato più tardi. Intorno al Seicento San Gregorio Magno pronuncia una solenne omelia a loro dedicata: “Questi santi, davanti ai quali siamo radunati, odiarono il mondo e lo calpestarono sotto i propri piedi quando la pace, le ricchezze e la salute esercitavano il loro fascino”.
Poca credibilità hanno, invece, i loro “acta” leggendari che li vorrebbero non soldati, bensì eunuchi cubicularii (camerieri al servizio della camera da letto) della dama nobile Flavia Domitilla, nipote dell’imperatore romano Domiziano. Gli “acta” paiono essere stati scritti per giustificare la presenza delle loro reliquie nel cimitero di Domitilla: a tal fine si cerca infatti di legare la vicenda del loro martirio a quella della santa nipote dell’imperatore. Secondo tali resoconti essi vennero esiliati insieme sull’isola di Terracina: Nereo ed Achilleo furono decapitati, mentre Domitilla venne arsa viva, essendosi rifiutata di sacrificare agli idoli.
Gli storici ritengono probabile che i due santi siano stati uccisi sul finire del III secolo nella persecuzione di Diocleziano, diretta inizialmente contro i cristiani dell’esercito (295-298) e poi contro la Chiesa cristiana in quanto tale. Ai due santi è dedicata la basilica presso le terme di Caracalla a Roma.
Alessio Yandusheff Rumiantseff