Nato nei pressi di Saragozza, capoluogo dell’Aragona, il 23 novembre 1762, Ignazio entrò nell’Ordine dei Frati Predicatori nel 1780. Compiuti gli studi, divenne sacerdote il 27 giugno del 1787 e subito si imbarcò per il Messico. Attraversato l’Oceano Pacifico, raggiunse le Filippine e successivamente si stabilì in Vietnam.
L’11 febbraio 1794 venne eletto coadiutore del vicario apostolico del Tonchino orientale (regione del Vietnam settentrionale) e vescovo titolare della diocesi di Milopotamo. Il 20 settembre 1795 ricevette la consacrazione episcopale e il 2 aprile 1799 succedette al vicario apostolico del Tonchino orientale, mantenendo l’incarico fino alla morte.
In cinquant’anni di apostolato missionario, non curandosi degli editti contrari, convertì molti pagani, ordinò sacerdoti molti indigeni ed eresse molte case religiose. Quando il re del Tonchino iniziò la persecuzione dei cristiani, Sant’Ignazio, insieme ad altri confratelli, tenò di nascondersi in una spelonca, ma a causa di un tradimento venne arrestato il 13 maggio 1838.
Dopo mesi di durissima prigionia, abbandonato alla fame, alla sete e all’ardore del sole, colpito dalla dissenteria morì all’alba del 12 luglio, poche ore prima che venga compiuta l’esecuzione capitale, alla quale era già stato condannato.
Dopo la morte venne decapitato e i suoi resti vennero gettati in un fiume. Il suo corpo fu recuperato da un pescatore, e il suo successore san Girolamo Hermosilla (anch’egli canonizzato) gli diede un’onorevole sepoltura. Venne beatificato il 27 maggio 1900 da papa Leone XIII e canonizzato il 19 giugno 1988 con la lettera decretale Quasi semine sanguinis di papa Giovanni Paolo II. La sua memoria si celebra il 12 luglio.
Alessio Yandusheff Rumiantseff