Nativo di Roma, Leone III è il primo papa ad essere eletto alla dignità pontificia, dopo che il regno dei Franchi prese ad esercitare sul nuovo stato ecclesiastico una forma di protezione capace di garantire la sicurezza interna ed esterna. In tal modo il pontefice poté assumere la figura di gran sacerdote, che pregava per il popolo cristiano, affinché avesse sempre la meglio su tutti i nemici di Dio. La consacrazione avvenne il 27 dicembre 795 e il suo non fu un pontificato privo di difficoltà.
Leone III, prete di origine modesta e privo di appoggi fra le grandi famiglie romane, maturò notevoli esperienze negli uffici lateranensi. Al momento della sua elezione era cardinale prete di Santa Susanna. Venne eletto pontefice all’unanimità il 26 dicembre, giorno stesso in cui il suo predecessore, papa Adriano I, venne sepolto. I suoi primi anni da papa furono caratterizzati da parecchie avversità, in particolare dai parenti del defunto papa Adriano I, che li aveva favoriti in importanti incarichi che non erano in alcun modo disposti a lasciare, fino al punto da organizzare un vero e proprio attentato nei confronti di Leone III.
Durante il mandato dovette occuparsi della questione dell’adozionismo, teoria sostenuta principalmente dai vescovi spagnoli Felice di Urgel e Elipando di Toledo, i quali asserivano che Gesù Cristo come uomo non era il vero Figlio di Dio, ma soltanto suo figlio adottivo.
La questione, già discussa sotto il pontificato del predecessore Adriano I, finì per essere condannata nei sinodi di Ratisbona del 792 e Francoforte del 794, ma Felice volendo discolparsi, si appellò a Carlo Magno. L’intervento di quest’ultimo spinse il papa a convocare nell’autunno 798 un sinodo a Roma, in cui venne confermata la condanna delle tesi di Felice. Carlo Magno allora invitò il vescovo alla corte di Aquisgrana dove lo mise a confronto con il grande erudito Alcuino. La disputa durò sei giorni, alla fine dei quali il vescovo Felice riconobbe l’errore e si ritirò da ogni incarico.
Un’altra questione teologica che interessò il pontificato e che vide prevalere Carlo Magno a discapito del pontefice fu quella del cosiddetto “filioque“. Nella formulazione del testo tradizionale del “Credo“, è usata la formula in base alla quale lo Spirito Santo discende dal Padre attraverso il Figlio e non, paritariamente, dal Padre e dal Figlio (in latino, appunto, filioque) come viene usata in Occidente.
Il papa stesso, in ossequio alle deliberazioni dei concili che così avevano stabilito, ritenne valida la versione dell’ortodossia greca (che, tra l’altro, non prevede la recita del Credo durante la Messa), ma volle ugualmente sottoporre la questione al parere di Carlo Magno, il quale, nel novembre dell’809, convocò ad Aquisgrana un concilio della Chiesa franca che ribadiva la correttezza della formula contenente il filioque, recitata anche durante la celebrazione della Messa.
Leone, convocata a sua volta l’anno dopo un’assemblea di vescovi, rifiutò di prenderne atto (forse anche per evitare contrasti con la Chiesa d’Oriente), e per circa due secoli la Chiesa romana utilizzò una formulazione diversa da quella delle altre Chiese latine occidentali, finché, intorno all’anno 1000, non venne finalmente ritenuta corretta e accettata la versione stabilita dall’imperatore franco, giunta fino ad oggi.
Leone III morì il 12 giugno dell’816. La sua celebrazione liturgica ricorre proprio in questa data. Nel 1673 il suo nome venne inserito da papa Clemente X nel Martirologio Romano, ma non esiste un atto specifico e definitivo sulla sua canonizzazione. Per questa anomalia formale, unita alla mancanza di prove riguardanti la sua santità, la ricorrenza è stata eliminata dal calendario durante la revisione liturgica del 1953, ma è mantenuta tuttora dall’attuale edizione del Martirologio Romano, che così lo ricorda: “12 giugno – A Roma presso san Pietro, san Leone III, papa, che conferì a Carlo Magno, re dei Franchi, la corona del Romano Impero e si adoperò con ogni mezzo per difendere la retta fede e la dignità divina del Figlio di Dio”.
Alessio Yandusheff Rumiantseff