L’esistenza di questi due martiri romani è storicamente provata dal fatto che già nel IV secolo papa Damaso fa comporre un’iscrizione per il loro sepolcro. Leggendario è invece il racconto della loro vita che li vuole fratelli eunuchi e schiavi della nobile Eugenia, figlia di Filippo il nobile prefetto di Alessandria di Egitto, che riescono a convertire al Cristianesimo. Sempre sc0onda la leggenda Eugenia cede i due giovani alla nobile Bassilla, convertitasi a sua volta grazie ai loro insegnamenti. I due fratelli operano altre conversioni, finché vengono arrestati e una volta imprigionati sono costretti all’adorazione degli Dei. Vengono infine bastonati a sangue e poi condannati alla decapitazione.
Proto e Giacinto vengono sepolti nel cimitero di Bassilla (poi di San Ermete) in un cubicolo che papa Damaso, nel IV secolo, fa ripulire dalla terra franata, dotandola di una scala d’accesso e di un lucernario. Il pontefice compone per loro i seguenti versi:
Te Protum retinet melior sibi regia coeli
sanguine purpureo sequeris yacinthe probatus
germani fratres animis ingentibus ambo.
Htc victor meruit palman prior ille coronam.
Successive riparazioni vengono apportate al sepolcro come ricordano alcune iscrizioni.
Oggi le ossa di Proto sono venerate nel Collegio di Propaganda Fide, quelle di Giacinto nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. La Chiesa cattolica ne celebra la memoria liturgica l’11 settembre