Anche oggi sono tanti i Santi e i Beati celebrati dalla Chiesa cattolica. Tra questi San Bartolomeo il Giovane, San Bertuino di Malonne, San Giovanni l’Elemosiniere, vescovo patriarca di Alessandria d’Egitto; Santa Marina di Omura, vergine e martire, San Menna d’Egitto, eremita. Ma il più venerato è sicuramente San Martino di Tours che attualmente vanta 4 mila chiese dedicate in Francia, mentre il suo nome si accompagna a migliaia di paesi e villaggi in tutta Europa.
Martino nasce intorno al 316 in Pannonia (l’attuale Ungheria) da famiglia pagana, e viene istruito sulla dottrina cristiana quando è ancora ragazzo, senza però il battesimo. Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. È in quest’epoca che può collocarsi l’episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo.
Lasciato l’esercito nel 356, raggiunge a Poitiers il dotto e combattivo vescovo Ilario: si sono conosciuti alcuni anni prima. Martino ha già ricevuto il battesimo (probabilmente ad Amiens) e Ilario lo ordina esorcista: un passo sulla via del sacerdozio. Per la sua posizione di prima fila nella lotta all’arianesimo, che aveva il sostegno della Corte, il vescovo Ilario viene esiliato in Frigia (Asia Minore); e quanto a Martino si fatica a seguirne la mobilità e l’attivismo, anche perché non tutte le notizie sono ben certe.Di certo, Martino si impegna nella lotta contro l’eresia ariana, condannata al I concilio di Nicea (325), e viene per questo viene cacciato, prima dalla Francia, poi da Milano, dove sono stati eletti vescovi ariani.
Nel 357 si reca quindi nell’Isola Gallinara ad Albenga in provincia di Savona, dove conduce quattro anni di vita in eremitaggio parziale, per un periodo con Ilario di Poitiers; su quest’isola, dove vivono le galline selvatiche, si ciba di elleboro, una pianta che ignora fosse velenosa. Una leggenda narra che trovandosi in punto di morte per aver mangiato quest’erba, prega e viene miracolato. Tornato quindi a Poitiers, al rientro del vescovo cattolico, diviene monaco e viene presto seguito da nuovi compagni, fondando il primo monastero databile d’Europa, a Ligugé, sotto la protezione del vescovo Ilario.
Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell’altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Di qui intraprende la sua missione, ultraventennale azione per cristianizzare le campagne: per esse Cristo è ancora “il Dio che si adora nelle città”. Non ha la cultura di Ilario, e un po’ rimane il soldato sbrigativo che era, come quando abbatte edifici e simboli dei culti pagani, ispirando più risentimenti che adesioni. Ma l’evangelizzazione riesce perché l’impetuoso vescovo si fa protettore dei poveri contro lo spietato fisco romano, promuove la giustizia tra deboli e potenti. Con lui le plebi rurali rialzano la testa. Sapere che c’è lui fa coraggio. Questo spiega l’enorme popolarità in vita e la crescente venerazione successiva.
Quando muore a Candes, verso la mezzanotte di una domenica, si disputano il corpo gli abitanti di Poitiers e quelli di Tours. Questi ultimi, di notte, lo portano poi nella loro città per via d’acqua, lungo i fiumi Vienne e Loire. La sua festa si celebrerà nell’anniversario della sepoltura (l’11 novembre 397), e la cittadina di Candes si chiamerà Candes-Saint-Martin. Martino è tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa cattolica.
Alessio Yandusheff Rumiantseff