Santa Rufina e santa Seconda sono due sorelle martiri realmente esistite e vissute a Roma. Vengono ricordate in numerosi documenti, come il “Martirologio Geronimiano“, gli “Itinerari” romani, la “Notizia” di Guglielmo di Malmesbury. Sono inoltre menzionate nel famoso “Calendario Marmoreo” di Napoli ed infine nel “Martirologio Romano” che le celebra assieme il 10 luglio.
Nate nella prima metà del III secolo abbracciarono presto la religione cristiana. Le due giovinette vennero promesse in sposa ad Armentario e Verino che, però, apostatarono il cristianesimo in seguito alla persecuzione di Valeriano e di Gallieno. I futuri sposi chiesero alle due sorelle di abiurare anche loro. Inorridite da tale richiesta, fuggirono in Etruria ma vennero fatte inseguire dal conte Archesilao, che le fermò al 14º miglio della via Flaminia e le consegnò al praefectus urbis Gaio Giunio Donato. Sottoposte a diverse pressioni, interrogatori e torture, le sorelle si rifiutarono sempre di apostatare, venendo così condannate a morte dal prefetto nel 257.
Rufina e Seconda, con il loro esempio ci ricordano che in una società multireligiosa come quella verso cui ci stiamo incamminando, le ragioni della fede sono superiori a quelle del cuore. Papa Giulio I nel IV secolo, fece erigere una basilica che nel V secolo venne elevata a sede episcopale: la diocesi di Selva Candida, o di Santa Rufina, venne unita durante il pontificato di Callisto II a quella suburbicaria di Porto, che assunse il nome di Sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina.
Alessio Yandusheff Rumiantseff