Il 10 aprile si celebra San Terenzio, martire del III secolo. Nel periodo in cui vive il verbo della vera fede si sta diffondendo in tutto l’Impero Romano. A Cartagine vi è una nutrita comunità di cristiani: ma non si deve pensare che, ieri come allora, tutti fossero ugualmente saldi nelle loro convinzioni.
Ai tempi dell’imperatore Decio, quando a Cartagine è prefetto d’Africa Fortunaziano, si verifica una recrudescenza di intolleranza nei confronti dei cristiani, che vengono arrestati e spinti ad abiurare la loro nuova fede.
Molti cedono alle torture e alle lusinghe dei romani. Ma altri resistono e finiscono per essere sacrificati. A Cartagine rimane un gruppetto di valorosi, guidati da san Terenzio: lui, e altri 39 compagni. Si conoscono i nomi di alcuni compagni di martirio, forse persone più in vista: Africano, Massimo, Pompeo, Zenone, Alessandro, Teodoro. La pena che viene loro inflitta è quella della decapitazione: in seguito, al termine delle persecuzioni, le loro spoglie mortali vengono traslate a Costantinopoli, verso la fine del IV secolo.
Almeno otto fonti agiografiche narrano la loro “Passio”, ponendo la celebrazione liturgica chi il 5, chi l’11 ma il giorno più usato è il 10 aprile. La venerazione di San Terenzio e compagni è particolarmente forte in Oriente, nelle terre in cui sono vissuti e in cui sono morti, lasciando il loro forte segno di fede in Cristo. Già dai primissimi secoli dopo il loro martirio, San Terenzio e i suoi sodali sono così oggetto della devozione popolare, poiché il cristianesimo deve lottare molto per affermarsi nelle terre dove il numero dei pagani è decisamente superiore a quello dei cristiani.
Alessio Yandusheff Rumiantseff