• 2 Novembre 2024
  • AMBIENTE

Educazione civica e rispetto per l’ambiente

Noi siamo l’educazione che abbiamo ricevuto”. Ringrazio ancora oggi a distanza di tanti anni la mia professoressa di storia e filosofia per questa massima che mi è rimasta impressa.

Cerchiamo un ventilatore o un ombrellone in spiaggia e approfittiamo del tempo a disposizione per rilassarci un po’ e, perché no, anche per continuare a rimanere informati, ragionare e riflettere su alcuni temi attuali ed importanti.

Tra i tanti di interesse vi è senza dubbio la rilevanza della reintroduzione dell’educazione civica nelle nostre scuole, percorso che ormai da un paio d’anni è tornato ad essere una realtà di spessore formativo.

Ma facciamo un passo indietro.

L’educazione civica in Italia: dal dopoguerra ad oggi

L’insegnamento dell’Educazione Civica nelle scuole italiane venne istituito con D.P.R. n. 585 del 13 giugno 1958 il cui disegno di legge fu promosso e sostenuto da uno dei padri della Repubblica Italiana, Aldo Moro, allora Ministro della Pubblica Istruzione di un Governo guidato prima da Adone Zoli e poi da Amintore Fanfani.

La disciplina costituì per moltissimi anni una sorta di “bussola” per i giovani studenti italiani perché volta a trasmettere nozioni di primaria importanza come quelle relative alla nostra forma di Governo, alle modalità di gestione ed amministrazione dello Stato, al ruolo dei cittadini all’interno della comunità e via dicendo.

L’insegnamento dell’Educazione Civica rimase obbligatorio nelle scuole sino al 1990 quando il Governo guidato da Giulio Andreotti, non ritenendola più così determinante, decise di sopprimerla all’inizio di un noto periodo di tagli al settore dell’istruzione.

Fortunatamente (a parere di chi scrive) con la Legge n. 92 del 20 agosto 2020, a partire dal settembre dello stesso anno, è stato restituito agli studenti il diritto l’insegnamento dell’Educazione Civica.

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Il ruolo centrale delle istituzioni: la scuola

L’art. 1 della Legge n. 92/2020 stabilisce che “L’educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri”.

Viene così istituito “l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, che sviluppa la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società” (art. 2, Legge n. 92/2020).

Secondo la normativa in esame l’Educazione Civica deve ruotare attraverso alcuni fondamentali pilastri ovvero la conoscenza delle regole costituzionali, dei principi di legalità e di solidarietà, l’apprendimento dell’educazione ambientale attraverso lo studio della tutela del patrimonio e del territorio e infine l’acquisizione delle capacità che consentono ai discenti di approcciarsi a mezzi di comunicazione digitalizzati e di potersene avvalere con il dovuto criterio.

Si tratta, in buona sostanza, di un programma concreto e moderno, orientato verso il futuro.

La caratteristica fondamentale dell’odierna Educazione Civica è quella di offrire una prospettiva trasversale, superando così i canoni della materia tradizionale, che coniuga differenti discipline di studio evitando così di addivenire a superficiali e improduttive aggregazioni di contenuti teorici e sviluppando invece processi di interconnessione tra il sapere disciplinare e quello extradisciplinare.

La scuola è tornata ad essere la “bussola” per l’orientamento dei giovani.

E la famiglia

Anche la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata in seno alle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948 a New York, riconosce per ogni individuo il diritto all’istruzione.

Secondo il testo della Dichiarazione l’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e sono i genitori ad avere diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli (art. 26).

È interessante notare come già dieci anni prima di Aldo Moro era forte la consapevolezza di dover riconoscere alle istituzioni un ruolo primario nella crescita, nella formazione e nell’educazione dei giovani.

L’art. 7 della Legge n. 92/2020 richiama ancora oggi la fondamentale relazione che connette scuola e famiglia, rapporto oltre modo necessario per “valorizzare l’insegnamento trasversale dell’educazione civica” e per “sensibilizzare gli studenti alla cittadinanza responsabile”.

Non vi è chi non veda come sussista un sano rapporto di complementarietà tra scuola e famiglia che costituisce a tutti gli effetti la chiave di volta più efficace per fare in modo che i nostri giovani possano raggiungere una formazione ed una educazione in linea con i moderni principi, costituzionali e comunitari, che regolano l’odierna società.

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Scuola e famiglia: l’efficacia dei ruoli

Esaminate le funzioni giuridicamente assegnate a queste due istituzioni siamo ora chiamati a farci un esame di coscienza e riflettere sull’efficacia dei loro ruoli.

La più recente esperienza scolastica è certamente ancora acerba ma la peculiare trasversalità della disciplina lascia ben sperare. Ai discenti, insieme al diritto, vengono trasmesse tra le tante anche nozioni di storia, di attualità, di filosofia e di cultura generale.

Non più un mero passaggio di nozioni ma analisi di momenti storici, di problemi e di situazioni, per consentire a studentesse e studenti di sviluppare il ragionamento e lo spirito critico, in modo da consentir loro di arrivare a capire da soli cosa è giusto e cosa non lo è.

Alla famiglia rimane il compito indispensabile di educare tra le mura casa secondo i medesimi principi comportamentali e sociali.

Insegnare ai propri figli che gettare un pezzo di carta per terra è un gesto contrario alle regole sociali di buon comportamento costituisce una solida base per la sua formazione che troverà ulteriore conferma quando a scuola ne sentirà parlare durante l’ora di Educazione Civica.

Lo stesso si può dire quando insegniamo ai nostri figli la nobiltà che c’è dietro al gesto di raccogliere un rifiuto da terra e riporlo nell’apposito cestino.

Anche il rispetto per l’ambiente passa necessariamente attraverso un’adeguata formazione civica.

Noi siamo l’educazione che abbiamo ricevuto.

Grazie prof.

Stefano Fioramonti
Avvocato – Giurista Ambientale

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